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TRISTE anniversario quest’anno. Il primo dal 17 ottobre 2014, “il primo da Capitale”, parafrasando lapalissianamente un tronfio slogan visto durante i festeggiamenti per la Festa della Bruna.Triste non solo per la tragedia che ha colpito la comunità materana, scioccata nell’assistere impotente alla trasformazione di un momento di festa in un incubo, dal quale non si può tornare indietro.
La Fondazione, le iniziative e le attività, impantanate da quattro mesi, oggi perdono la testa. Paolo Verri lascia Matera, alla volta della Puglia.
E’ una notizia triste, certo, per quanti hanno individuato in lui il perno intorno al quale tutto è finora girato per il verso giusto.
Ma mi preoccupa di più l’inattività nella quale sembra essere (ri)piombata la città. Come se tutto fosse già stato conquistato e realizzato. Come se tutto fosse ora dovuto. Come se fosse arrivato per Matera il momento di riscuotere il credito vantato con la Storia.
Con un logoro paragone calcistico, abbiamo invece conquistato solo l’accesso alla Champions. Che è ancora tutta da giocare. Ma qui a Matera, pare abbiamo smesso anche di allenarci. Come si pensa di correre in campo?
Mancano poco più di mille giorni al 2019. Non sono molti. E nessun cantiere, né materiale né ideale è stato ancora avviato. Nessuno, nemmeno tra quelli già individuati, approvati e finanziati dalla scorsa amministrazione. L’attuale, infatti, sembra più preoccupata di distruggere il passato (come aveva minacciato e promesso in campagna elettorale) senza avere una precisa idea di futuro (come avevamo intuito e denunciato in campagna elettorale). Quella idea di futuro che, almeno, fra cento limiti e contraddizioni, fino al 14 giugno era chiara e limpida, e guidava i processi, magari a tentoni e strattoni.
Che Verri sia andato via è grave, ma non è irrimediabile. Non è il pianto di un membro del suo fan club, al quale non sono iscritto: altri professionisti talentuosi possono prendere il suo posto e far riprendere la corsa alla città. Dal suo canto, Paolo Verri poteva anche lottare e rimanere al suo posto, attaccato alla poltrona, come adorano dipingerlo gli iscritti al fan club avversario. Ha preferito invece cambiare strada, e così facendo ha voluto dare a mio avviso lanciare due chiari segnali ai nuovi amministratori: che non ci sono le condizioni per lavorare; e che non sarebbe rimasto qui a fare da capro espiatorio già individuato ed annunciato. Ora la palla è quindi completamente in mano a De Ruggieri e compagni. Non ci sono più scuse: si decida. Qualunque cosa. Ma alla svelta.
Hanno chiesto fiducia ai materani e l’hanno ottenuta convincendoli di saper fare di più e meglio che in passato. All’alba di questa nuova consiliatura ci sembra di vedere già sgonfio il pallone gonfiato solo pochi mesi fa, ma la giornata è appena cominciata.
De Ruggieri decida cosa vuol fare – e farci fare – da grande. Ha il diritto, ma anche il dovere e il potere di farlo.
Ma se la situazione di stallo dovesse prolungarsi ancora, e poi ancora, i materani dovrebbero cominciare a pensare di riprendersi il futuro.
Non avremo un’altra occasione. Non avremo altri mille giorni da sprecare: dovremo riprenderci Matera2019, perché Matera2019 si riprenda.

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