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Una comunicazione a inizio turno per richiamare l’attenzione sul taglio delle indennità deciso dalla Regione dopo la procedura avviata dalla Corte dei Conti

POTENZA – Una mail o un fax: insomma, una traccia scritta inviata a prefetti, sindaci e Regione per dire «Sto iniziando il mio turno, se mi succede qualcosa non dite che non eravate stati avvertiti». È già partita la protesta silenziosa, e forse anche senza precedenti, con cui gli operatori della cosiddetta “continuità assistenziale” (ex guardie mediche) di Basilicata si oppongono al rischio taglio di tre indennità dopo la sospensione imposta due settimane fa dalla Regione.

Nell’attesa che i 14 destinatari della procedura avviata dalla Procura regionale della Corte dei Conti producano le loro controdeduzioni (i 45 giorni a loro disposizione scadranno a inizio giugno), i medici hanno deciso di continuare la loro attività quasi affiancando al giuramento d’Ippocrate, il loro faro, quel particolare rito di inizio-turno per richiamare l’attenzione delle istituzioni. Intanto, i sindacati si muovono compatti e la Cisl medici – per bocca di Serafino Rizzo – annuncia «tutti gli strumenti di lotta ipotizzabili. È possibile – si chiede il medico e sindacalista – che un accordo di categoria venga messo in dubbio dalla magistratura contabile? A questo punto nessuna categoria è esente da rischi simili».

Anche per questo, il sindacato sta pensando a «un momento di confronto» aperto cui invitare gli stessi magistrati contabili o i loro consulenti per elencare rischi e problemi ma soprattutto per ascoltare: «Se dimostrano che stiamo sbagliando alzeremo le mani», dice Rizzo.

LA VICENDA  Nasce tutto da un rilievo della Corte dei Conti lucana che ha chiesto al momento delucidazioni su queste tre voci, mentre due settimane fa la Regione Basilicata, con delibera di autotutela (n. 347 del 3 maggio 2017), ha sospeso la corresponsione delle indennità oggetto di contestazione da parte della Corte dei Conti, intravedendo «probabilmente la possibilità di risparmiare sulle tasche dei medici di guardia medica, che si vedono decurtare circa 600-700 euro al mese – hanno denunciato gli iscritti lucani della Fimmg (Federazione italiana medici medicina generale) –. Tale decurtazione ovviamente rende meno appetibile lavorare in Basilicata per cui quello che già si prospetta sulla carenza dei medici tra alcuni anni qui in Basilicata potrebbe accadere molto prima e il territorio lucano sarà completamente privo di medici di medicina generale, poiché nessuno vorrà e potrà garantire assistenza in tali condizioni».   

LE TRE INDENNITA’  Le tre indennità (negoziate in base a un accordo collettivo nazionale) per le quali i magistrati contabili ipotizzano un danno erariale sono: l’indennità di rischio per lavoro notturno in sedi disagiate (4 euro l’ora); l’indennità di disponibilità ad assistere anche la popolazione pediatrica e l’indennità di usura dell’auto (i medici in servizio non usufruiscono di auto aziendali), pari entrambe a 50 centesimi l’ora. È così che, in una regione che invecchia e vede sparire i presìdi medici di periferia, il mantra della spending review rischia di colpire l’anello più debole della popolazione, under 14 compresi.

LA POLITICA  Il vicepresidente del Consiglio regionale Paolo Castelluccio (Forza Italia) l’altro ieri ha annunciato un’interrogazione all’assessore Flavia Franconi, indicando nel caso guardie mediche «l’occasione per capire a che punto è la proposta di riorganizzazione della continuità assistenziale e il riordino del sistema delle cure primarie, necessario e indispensabile per permettere al territorio di affrontare in modo adeguato le sfide future di una sanità di qualità (piano cronicità, piano nazionale vaccini 2017-2019, emergenze ambientali etc…). Purtroppo anche questa vicenda denota il disinteresse dimostrato negli anni nei riguardi delle problematiche della medicina di famiglia».

 

 

 

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