X
<
>

Marcello Pittella

Condividi:
3 minuti per la lettura

POTENZA – Finiranno in Corte d’appello le accuse su raccomandazioni e concorsi truccati nella sanità all’ex governatore lucano Marcello Pittella. Come pure al direttore generale in carica del Dipartimento salute della Regione Puglia, Vito Montanaro, e ad altre 8 persone che il 22 dicembre erano state assolte, in primo grado, dal Tribunale di Matera.

Lo hanno deciso i pm della città dei Sassi, guidati dal procuratore Pietro Argentino, con quasi una settimana di anticipo rispetto alla scadenza dei termini di legge.

Il ricorso della procura contro il verdetto del collegio del Tribunale presieduto da Gaetano Catalani è stato depositato lunedì mattina, e fa riferimento a 11 diversi capi d’imputazione.

I primi 4 riguardano il concorso per un posto da dirigente amministrativo, per cui è stata condannata la sola ex direttrice amministrativa dell’Azienda sanitaria di Matera, Maria Benedetto. Con l’accusa di aver rivelato la traccia della prova pratica a un concorrente “predestinato”.
Gli inquirenti hanno deciso di riproporre in aula, in particolare, le contestazioni all’ex direttore generale dell’Asm, Piero Quinto (di recente nominato commissario della istituenda Azienda sanitaria della Prevenzione della Regione Puglia), più due dirigenti amministrativi dell’Azienda ospedaliera regionale San Carlo, Maddalena Berardi e Davide Falasca, e Montanaro, che è sospettato di aver “soffiato” a sua volta la traccia della prova a un secondo predestinato. Vale a dire l’attuale responsabile della comunicazione dell’Asl di Bari, Luigi Fruscio (prosciolto in udienza preliminare).

Altri due capi d’imputazione, invece, riguardano il solo Pittella e il suo ruolo nel concorso per l’assunzione di 8 assistenti amministrativi. Stesso concorso su cui il Tribunale ha già riscontrato una serie di falsi nella compilazione delle graduatorie, che sono costati un’ulteriore condanna a Benedetto, assieme al presunto istigatore dei “magheggi”, Quinto, e a una collaboratrice di Benedetto, Anna Rita Di Taranto.

Poi c’è la selezione per l’assuzione di un dirigente amministrativo al Centro regionale oncologico (Crob) di Rionero, su cui il Tribunale ha riscontrato soltanto una delle cinque imputazioni per falso formulate dal pm Salvatore Colella nei confronti dei commissari del concorso. Condannando Benedetto, l’ex commissario dell’Azienda sanitaria di Potenza, Giovanni Chiarelli, l’attuale direttore del dipartimento amministrativo e una funzionaria del Crob, Gianvito Amendola e Angela Capuano. Di qui l’appello per le restanti 4 nei confronti dei medesimi commissari.

Gli ultimi due capi d’imputazione su cui gli inquirenti hanno deciso di proporre ricorso, infine, riguardano un’ipotesi di truffa a carico di Cristoforo Di Cuia più Carmela, Roberto, Claudio e Graziantonio Lascaro, a lungo monopolisti del servizio di trasporto dei degenti dell’Asm. Per aver aggirato il divieto di avere rapporti con la pubblica amministrazione, a causa di una grossa esposizione col fisco della loro società, aprendone una nuova con un nome simile, e sostituendola alla vecchia nei rapporti con l’Asm.

Delle 13 assoluzioni pronunciate dal collegio del Tribunale di Matera, quindi, sono solo 3 quelle destinate a diventare definitive nei prossimi giorni. Con l’uscita dal processo dell’ex direttore generale del Crob Rionero, e attuale direttore sanitario della Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, Giovanni Battista Bochicchio (assistito dall’avvocato Dino Donnoli); del primario di otorinolarigoiatria dell’Asm, Gennaro Larotonda (assistito dall’avvocato Nicola Buccico); e dell’imprenditore di Bernalda, Gaetano Appio (assistito dagli avvocati Michele Porcari e Francesco Sisto).

Il ricorso dei pm materani dovrebbe essere trasmesso nei prossimi giorni alla Corte d’appello di Potenza con quelli presentati dalle difese dei 7 condannati. Poi spetterà ai giudici potentini fissare un’udienza per la sua discussione, che non dovrebbe tenersi prima del prossimo autunno. Anche in considerazione dei termini di prescrizione per i reati meno gravi che non dovrebbero scadere prima della fine del 2024.

A luglio del 2018 l’inchiesta sui concorsi truccati nella sanità aveva portato agli arresti domiciliari per Pittella e i vertici della sanità lucana. Ne erano seguiti 9 mesi di reggenza della Regione da parte della vice governatrice Flavia Franconi, e la rinuncia alla corsa per un secondo mandato di Pittella, alle elezioni che a marzo del 2019 vennero vinte dall’attuale presidente della giunta regionale, Vito Bardi. Primo governatore di centrodestra della Basilicata.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE