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Massimo Barresi

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Per i giudici il taglio dei fondi al San Carlo sotto la dirigenza Barresi sarebbe stato un atto di «riequilibrio» della ripartizione

IL taglio dei fondi all’Azienda ospedaliera San Carlo non sarebbe stato un tentativo di concussione perpetrato dal governatore Vito Bardi e dagli assessori Franco Cupparo (Fi), Rocco Leone (Fi ora FdI), Gianni Rosa (FdI) e Francesco Fanelli (Lega) ai danni dell’allora direttore generale Massimo Barresi, per costringerlo alle dimissioni. Bensì un atto di «riequilibrio» rispetto a un trattamento di favore ricevuto 7 mesi prima, quando era ancora oltremodo benvisto dalla presidenza della Regione.

È una pronuncia destinata a estendersi alle posizioni di tutti i membri della giunta sotto inchiesta quella che ha annullato il divieto di dimora a Potenza disposto, agli inizi di ottobre, nei confronti dell’ormai ex assessore regionale all’Agricoltura, Cupparo.

TAGLIO FONDI AL SAN CARLO, LE IPOTESI DI ACCUSA

Si capisce chiaramente dalle motivazioni del provvedimento in questione, depositato giovedì ma notificato ai diretti interessati soltanto il giorno dopo, assieme alle altre pronunce arrivate a fine ottobre sull’inchiesta sulla “mala politica lucana” dei pm di Potenza. Con l’annullamento degli arresti domiciliari per l’ex sindaca dell’ormai disciolta amministrazione di Lagonegro, Maria Di Lascio, e della sospensione dai pubblici uffici dell’attuale direttore generale del San Carlo, Giuseppe Spera. Oltre al rigetto della richiesta di aggravamento delle misure cautelari nei confronti degli stessi Cupparo, Spera e Leone, tuttora sottoposto al divieto di dimora a Potenza.

Il collegio del Tribunale del riesame è stato chiamato a esprimersi sui gravi indizi di colpevolezza a carico di Cupparo per una serie di reati, inclusa l’ipotesi di tentata concussione ai danni di Barresi, denunciata dallo stesso dg nelle vesti di supertestimone del pm, che si sarebbe concretizzata con l’adozione della delibera di giunta sul taglio di 10 milioni e mezzo di euro dei fondi destinati al San Carlo.

LE INTERCETTAZIONI SUL PRESUNTO COMPLOTTO CONTRO BARRESI

Rispetto a quest’ultima, però, il sindacato dei giudici non si è concentrato tanto su intercettazioni ed elementi, inesistenti o quasi, in grado di collegare direttamente Cupparo «al presunto accordo criminale ideato e coordinato per sfiduciare il Barresi e indurlo a rassegnare le dimissioni». Quanto piuttosto su alcuni dialoghi intercettati nei primi mesi del 2020 nell’ufficio di Leone, tornato semplice consigliere regionale da marzo di quest’anno, che «secondo il teorema del complotto» sarebbe stato «una delle menti più attive del cosiddetto sistema del malaffare della sanità lucana». Coinvolgendo nel «complotto» contro Barresi anche Cupparo, Bardi e gli altri. Come pure su un’intercettazione telefonica tra l’ex sindaca di Lagonegro e un altro consigliere regionale indagato e tuttora sottoposto all’obbligo di dimora nel centro valnocino, Francesco Piro, in cui la prima aveva definito il taglio dei fondi un «dispetto» all’ex dg del San Carlo.

I giudici definiscono «irrilevante» l’opinione di Di Lascio, «in quanto la donna non menziona la sua fonte, non richiama fatti o conversazioni precedenti che, se avessero avuto come protagonista l’attuale ricorrente o i coindagati della medesima contestazione (…) avrebbero permeato positivamente il tessuto indiziario». Quindi aggiungono che «la fondatezza dell’impressione maturata dalla Di Lascio è fortemente dubbia anche ove si valuti la risposta del suo interlocutore, che è proprio quel Piro considerato il primo regista della campagna di destabilizzazione personale energicamente lamentata, sotto vari profili, dal Barresi».

«Piro Francesco, infatti – testuali parole del Riesame -, lungi dal confermare la bontà della strategia defatigatoria che il Cupparo unitamente al Bardi, al Fanelli, al Leone e al Rosa avrebbero ideato e attuato con la delibera 438 del luglio 2020, liquidava l’argomento con un laconico: “Va be’. Sono cazzi loro”. A significare evidentemente che il problema non era di suo specifico interesse».

LEONE E IL TRATTAMENTO “DI FAVORE” A BARRESI NEL 2019

Il Tribunale si sofferma, poi, su un’altra intercettazione tra Leone l’allora dg dell’Asp Lorenzo Bochicchio, e l’allora direttore amministrativo della stessa Asm Giuseppe Spera in cui si parla del trattamento di favore ricevuto da Barresi in occasione del riparto provvisorio dei fondi deciso dalla giunta a novembre del 2019.

«Io – si legge in un passaggio del parlato di Leone evidenziato dal Riesame – il quadro ce l’ho chiaro, il ragionamento era quello di buttare risorse sul San Carlo per salvare quello».

Stesso tema, quello del riparto provvisorio dei fondi, affrontato da Leone anche con la consigliera regionale Dina Sileo.

Di qui la chiosa dei giudici. «Un dato certo sembra rivarcarsi (sic!) da questo dialogo. Con la ripartizione provvisoria dei fondi del novembre 2019, le erogazioni riconosciute al Barresi erano state calibrate sul disavanzo di bilancio dell’Aor San Carlo, più che rispetto alla produttività e alle concrete esigenze di spesa dell’azienda, tanto che questa “anomalia” poteva essere interpretata come indice di favoritismo e di una volontà di non far emergere le cause della eventuale negligente gestione. Le indagini svolte non consentono di avere un quadro certo della situazione finanziaria della Azienda ospedaliera regionale nel novembre 2019, ma danno conto di quale fosse al riguardo la rappresentazione avuta dalla Sileo e dal Leone e di come costoro, nel perimetrare le loro iniziative tese a sfiduciare il Barresi, temessero di denunciare involontariamente la posizione benevola o di aperto favore assunta dal governo regionale con la delibera di riparto provvisorio.

TAGLIO FONDI AL SAN CARLO, LA TESI DEFINITIVA DEL TRIBUNALE DEL RIESAME

Tirando le somme, quindi, per il collegio presieduto da Gubitosi si può concludere che, «nella percezione di alcuni (cui è contestato di aver dolosamente voluto creare un “buco” di bilancio nel quale affossare il Barresi e costringerlo a dimettersi)», Barresi aveva ricevuto più di quanto gli spettasse col riparto provvisorio. Pertanto «è verosimile» che il riparto definitivo sia stato adottato: «sulla spinta di un orientamento politico diverso(…), ma è mancato l’intento di rendere volutamente impossibile la gestione del San Carlo e creare le condizioni per l’allontanamento del suo direttore generale».
«Con la ripartizione definitiva delle risorse, la giunta decise di procedere ad un riequilibrio delle attribuzioni finanziarie in modo da colmare il divario ingiustificato tra le disponibilità del San Carlo e quelle dell’Asm e del Crob, salvo poi procedere ad una ulteriore correzione della ripartizione nel senso di riassegnare alla Azienda ospedaliera una erogazione aggiuntiva di 7.424.217,33 euro con delibera 620/2020 del 10/9/2020».

Il collegio ha evidenziato, infine, le sue perplessità sull’utilizzo a sostegno dell’accusa a Bardi, Cupparo, Leone, Fanelli e l’attuale senatore Rosa delle dichiarazioni a riguardo rese a febbraio 2022 dall’altro superteste dei pm, l’ex segretario del governatore, Mario Araneo, a lungo protettore di Barresi e protagonista di un vero e proprio «scontro di potere» ai vertici della Regione. Scontro da cui sarebbe uscito sconfitto venendo poi allontanato da via Verrastro in seguito alle notizie pubblicate dal Quotidiano del Sud a proposito dei furbetti del vaccino.

«Non può non annotarsi – stigmatizza il Riesame – che (…) il predetto risultava indagato per un reato connesso a quello in parola. Le sue propalazioni accusatorie dovevano perciò essere supportate da idonei riscontri probatori in quanto collocabili nella categoria della chiamata in reità».

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