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Omicidio colposo plurimo e lesioni colpose, aggravati dalla violazione delle norme per la sicurezza sul lavoro e diversi altre ipotesi di reato, sono queste, per ora, le contestazioni ipotizzate dalla Procura di Prato, diretta dal procuratore Luca Tescaroli, nell’ambito dell’indagine sull’esplosione al deposito di carburanti Eni di Calenzano
Omicidio colposo plurimo e lesioni colpose, reati entrambi aggravati dalla violazione delle norme per la sicurezza sul lavoro; rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro; disastro colposo, come previsto dagli articoli 449 e 434 del codice penale relativo a chi “commette un fatto diretto a cagionare il crollo di una costruzione o di una parte di essa ovvero un altro disastro”.
Sono queste, per ora, le contestazioni ipotizzate dalla Procura di Prato, diretta dal procuratore Luca Tescaroli, nell’ambito dell’indagine sull’esplosione avvenuta lunedì scorso nell’area di carico del deposito di carburanti Eni di Calenzano, vicino Firenze, che ha provocato cinque morti – tra cui due lucani – e ventisei feriti, di cui tre (compreso Luigi Murno, 37 anni, di Villa d’Agri, ricoverato al Centro grandi ustionati di Pisa) ancora in gravi condizioni mentre tutti gli altri sono stati dimessi dagli ospedali.
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L’INCHIESTA DELLA PROCURA SULLA TRAGEDIA DI CALENZANO, LA PRIMA RICOSTRUZIONE
Secondo una prima ricostruzione, la causa dell’esplosione sarebbe una fuoriuscita di carburante nella parte anteriore della pensilina di carico, “in qualche modo dovuta alla chiara inosservanza delle rigide procedure previste.” “Le conseguenze di tale scellerata condotta – è l’ipotesi della Procura – non potevano non essere note o valutate dal personale che operava in loco. La circostanza che fosse in atto una attività di manutenzione di una linea di benzina corrobora l’ipotesi che vi siano state condotte connesse all’evento di disastro.”
Il procuratore Tescaroli, dopo aver effettuato due sopralluoghi nell’impianto Eni sequestrato e aver nominato i consulenti tecnici, ha disposto una serie di perquisizioni, nel pomeriggio di martedì scorso, per acquisire documentazione sulle attività in corso nel deposito di Calenzano al momento dell’incidente. Le perquisizioni sono avvenute negli uffici di Eni e anche in quelli della Sergen srl, la ditta di Grumento Nova (Potenza) per cui lavoravano due delle vittime – Franco Cirelli, 50 anni, di Cirigliano, e Gerardo Pepe, 45 anni, nato in Germania ma residente a Sasso di Castalda – e alcuni feriti. I dipendenti della ditta lucana al momento della tragedia erano impegnati nella manutenzione di una linea di benzina dismessa, proprio accanto al punto in cui è avvenuta l’esplosione. Nell’azienda di Grumento Nova gli investigatori sarebbero rimasti per circa dieci ore.
L’IPOTESI PRINCIPALE DELLE CAUSE DELL’INCIDENTE
L’ipotesi principale è che qualcosa durante i lavori abbia provocato un grave problema tecnico – un testimone ferito ha raccontato agli investigatori dell’Arma dei carabinieri, a cui sono affidate le indagini, di aver visto del liquido fuoriuscire e dell’odore di carburante – e innescato la scintilla che ha provocato il disastro. Proprio per chiarire queste incertezze, la Procura ha disposto l’acquisizione di tutti i documenti inerenti al deposito e alle attività dell’azienda, che saranno poi incrociati con le informazioni raccolte durante i sopralluoghi e con le testimonianze. Il fascicolo di indagine con i vari reati ipotizzati è ancora a carico di ignoti, ma in vista delle autopsie sulle salme delle cinque vittime potrebbero arrivare i primi nomi degli indagati.
Riguardo la Sergen srl, la Procura riporta il racconto di un lavoratore rimasto ferito (sei in tutto quelli che operavano nell’area per conto della ditta lucana). Questi avrebbe riferito che l’impresa “stava eseguendo dei lavori di manutenzione all’interno del deposito nell’area destinata al carico del carburante, in particolare avrebbero dovuto rimuovere alcune valvole e tronchetti da 8 pollici (diametro 150) per mettere in sicurezza una linea benzina dismessa da anni.”
Il procuratore Tescaroli, affiancato dal sostituto procuratore Massimo Petrocchi, potrebbe acquisire la corrispondenza tra Vincenzo Martinelli, 51 anni, autotrasportatore della azienda Bt Trasporti, tra le vittime dell’esplosione, e la stessa azienda, in seguito a un procedimento disciplinare aperto per la mancata consegna di un carico. Dalla corrispondenza emergerebbe la preoccupazione di Martinelli per le condizioni di sicurezza dell’impianto: “continue anomalie riscontrate sulla base di carico“, scriveva alla sua ditta.
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