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Una dose di vaccino

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SI’, sui social gira un mio sfogo riassunto in un video: è una denuncia, la denuncia dettata dall’impotenza a veder soddisfatti i diritti di tante persone con il mio stesso problema.
Sono settimane che combatto per vedermi riconosciuto il diritto a prenotare un vaccino anti Covid sulla piattaforma di Poste Italiane come soggetto fragile e non ci riesco. Il mio codice rientra tra quelli indicati nella lista ministeriale, lo 0A02, ma a me e a tutti quelli come me, con lo stesso codice, ci è preclusa questa possibilità.

Un banale bug del sistema informatico nella trasmigrazione dei dati tra gli archivi regionali della Basilicata e quelli della piattaforma di Poste Italiane fa sì che alcuni codici non siano regolarmente transitati e per questo a chi ne è in possesso non viene concesso di prenotarsi in qualità di soggetto fragile.
Ci sta. Può capitare. Capita. E’ capitato infatti. Ci sta pure che ‘ste benedette Poste Italiane (ma lo Stato non aveva Sogei?) stiano sempre in mezzo: deve andare così, perché noi italiani siamo masochisti e quindi ci togliamo qualche piccolo piacere in più, “amma suffrì!”.

Ma se i cittadini iniziano a segnalare le disfunzioni e se dalla Regione Basilicata rispondono che il problema è questo benedetto bug, invece di rimpallarsi colpe, competenze e responsabilità, perchè Bardi non siede ad un tavolo l’assessore alla sanità, il direttore generale del Dipartimento salute, i direttori delle Aziende sanitarie locali e guardandosi negli occhi gli dice che è necessario non rimbeccarsi, ma individuare una soluzione rapida? Perché non risolvono questo problema ad una categoria di cardiopatici solo informaticamente non riconosciuti e – pare – anche ad alcune altre di affetti da patologie croniche e invalidanti di livello medio alto?

E anche e soprattutto a quegli anziani immobilizzati a casa, con il bisogno di assistenza continua di almeno una badante che non risultano soggetti fragili, e quindi la badante (chiariamo: badante regolarmente pagata e assicurata, non assoldata a scopo vaccino!) non può essere vaccinata nonostante sia davvero una “caregiver”, non una che ha trovato lo stratagemma per aggirare i tempi di attesa che uno sciagurato provvedimento della Regione ha provveduto a creare come fenomeno elusivo, salvo poi “fare i bellissimi” incaricando la Guardia di Finanza di verificare se ci fosse qualche “imboscato”?

Come vorrei non essere diffidente. Come vorrei non dover pensare male di un presidente di Regione non in quanto uomo (che è rispettabilissimo e onorabile), ma in quanto recettore delle istanze di migliaia di cittadini che lo hanno scelto per rappresentarlo, riponendo in lui fiducia, speranze e spesso certezze trasformatesi in delusione… Ma come si fa? Come si fa a confermargli fiducia se continua ad ignorare questi cittadini?

Sì, poche ore fa, con toni trionfalistici Bardi ha annunciato urbi et orbi “ad oggi la nostra Regione ha immunizzato (doppia dose) oltre l’80% degli Over80”. Benissimo applausi sinceri. Ma gli altri? come fa ad affermare con toni trionfalistici che “la campagna vaccinale in Basilicata procede a gonfie vele, siamo sopra il target Figliuolo e la scelta del Portale Poste ha premiato, dato che proprio ieri abbiamo superato le 200.000 somministrazioni e dal 6 aprile a oggi abbiamo avuto oltre 200.000 prenotazioni”? Questa affermazione avrebbe avuto un senso e tanti apprezzamenti se la frase avesse avuto un seguito: “e ci stiamo adoperando per risolvere il problema di quei cittadini che non riescono ad essere riconosciuti fragili dal portale delle Poste”, ma così sa solo di beffa e fa girare gli zebedei a chi tutto questo trionfalismo non lo comprende a buona ragione.

Preside’, la quantità e va bene, ma la qualità? I cittadini devono essere tutti uguali, tutti uomini, e – mi consenta la divagazione decurtisiana – nessun caporale. Presidente, mi scuso per averle arrecato disturbo con le lamentele di un povero cittadino, per questo la saluto parafrasando ancora il grande Totò: “Si fosse muort’ ve farrei cuntento, pigliasse ‘a casciulella cu ‘e qquatt’osse e proprio mo, obbj’…’nd’a stu mumentomme ne trasesse dinto a n’ata fossa” facenn’ fint’ ‘e niente e ppè nun ve dà fastidio, ma io so vivo, caro presidènte: “nun pozz’ fa niente”, e avita continuà a me suppurtà.

Angelomauro Calza

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