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Da sinistra Piergiorgio Quarto e Francesco Manzari di Coldiretti Basilicata

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Oggi allevatori e coltivatori devono vendere più di tre litri di latte per bersi un caffè o quindici chili di grano per comprarsene uno di pane

POTENZA – Coldiretti Basilicata denuncia gli effetti devastanti della deflazione nelle campagne dove le quotazioni riconosciute agli agricoltori rispetto allo scorso anno sono crollate per il grano del 26%, per le uova del 19% e del 18% per gli ortaggi che rappresentano una componente importante del carrello della spesa degli italiani.

«L’andamento dell’inflazione a ottobre ha visto l’Italia tornare in deflazione sotto la spinta al ribasso dell’andamento degli alimentari freschi. Segnali negativi – sottolinea Piergiorgio Quarto, presidente Coldiretti Basilicata – anche per gli allevamenti con le situazioni più pesanti che vanno dalle carni di pollo (-9%) a quella di coniglio (-11%). A rischio c’è il futuro di prodotti simbolo del Made in Italy, ma anche un sistema produttivo sostenibile che garantisce reddito e lavoro a centinaia di migliaia di famiglie e difende il territorio nazionale dal degrado e dalla desertificazione».

E tutto ciò aggrava una situazione di per sé già difficile per il comparto primario. «Oggi gli agricoltori – precisa Francesco Manzari, direttore Coldiretti Basilicata – devono vendere più di tre litri di latte per bersi un caffè o quindici chili di grano per comprarsene uno di pane. Le coltivazioni come il latte e la carne – conclude Manzari – subiscono la pressione delle distorsioni di filiera e del flusso delle importazioni selvagge che fanno concorrenza sleale alla produzione nazionale perché vengono spacciati come Made in Italy per la mancanza di indicazione chiara sull’origine in etichetta». 

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