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Un vecchio adagio spregiudicato, trito e ritrito, una volta teorizzava l’assenza di regole in guerra e amore. Da qualche anno, i nuovi scalatori dei palazzi del potere ci hanno aggiunto la politica. Soprattutto nelle fasi febbrili che precedono la scelta dei candidati, tutte le belle parole messe insieme sui social, i profili, i discorsetti agli elettori, finiscono nel dimenticatoio per tirar fuori il peggio del peggio, con il solo obiettivo di arrivare alla meta.

Da diverse settimane in qua in Basilicata, qualche cretinetto che crede di essere furbacchione, ha inventato una nuova tecnica: le notizie, le indiscrezioni, i titoli dei giornali non corrispondono alle aspettative di partito? Nessun problema si chiamano i protagonisti e gli si chiede di smentire i giornali, di bollare come falsa una notizia che è vera, autentica, verificata. Senza porsi il problema di compiere un gesto brutto, contrario alla civiltà della convivenza sociale. Una vigliaccata, una vera vigliaccata, una cosa sporca e vergognosa: fango sui giornalisti, (tanto un insulto in più o in meno nell’era dei minchioni da social che cambia?) e realtà adattata alle esigenze di partito. Ieri è stata un’altra giornata all’insegna di queste trame patetiche.

Per questo, ringraziamo le persone per bene che anche sotto pressione (e chi sa cosa altro) hanno resistito, messo la propria coscienza e onestà al primo posto, e deciso di non stare al gioco, di non prestarsi a questo meschino espediente vecchio come il cucco. Un grazie di cuore perché non è la prima volta che accade, e anche in altri episodi recenti il Quotidiano del Sud ha avuto la fortuna di trovare persone che non si sono prestate a questo andazzo deleterio. Grazie. Anche perché la credibilità di un sistema di informazione è un patrimonio che appartiene a tutti.

Sfregiarlo, ferirlo non giova a nessuno. L’abbiamo sognato o solo poche settimane fa un ex ministro si poneva il problema (legittimo) della tenuta democratica dei quotidiani? Facciamo un mestiere difficile, in un’epoca drammatica per il nostro settore, tra problemi e ostacoli di tutti i tipi. Meritiamo le critiche, le querele e tutto l’armamentario possibile se sbagliamo in mala fede, se ci prestiamo a servire le ambizioni di personaggi contrari al bene comune. Ma perché farci passare per bugiardi quando le notizie sono esatte? Lo spettacolo della scelta dei candidati alle elezioni regionali in Basilicata, uno spettacolo in certi momenti patetico, tra lo psicodramma e il cabaret, non è colpa del sistema dei quotidiani.

I partiti si sono incartati, persi dietro a giochi di potere, veti, interessi di parrocchia e tutto il resto. La conferma che lo spessore della classe dirigente lucana ha ancora bisogno di crescere, maturare. Si sente la mancanza di leader con caratura nazionale, in grado di guardare oltre l’orticello della politica, con una visione nuova, arguta, moderna di quello che dovrà essere un giorno questa bella regione. Ci si sta accanendo e azzuffando non per scegliere il più bravo o la più brava ma quello che tutela meglio e rassicura certi interessi. O quello che una mattina si è svegliato e ha deciso che il giro sulla giostra stavolta tocca a lui. E per arrivare al traguardo, si arriva persino a chiedere di etichettare come falsa una notizia vera. Per fortuna c’è tanta brava gente in giro. La Basilicata ne è piena. Peccato che resti dietro le quinte e agli elettori venga proposto il vecchio teatrino delle marionette. Perché di cose nuove in questa campagna elettorale finora nessuno ne ha viste.

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