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E’ partito ufficialmente il countdown che porterà alle dimissioni del sindaco De Luca. Il punto di non ritorno della crisi cittadina è ormai imminente. Seppure la parola fine sia dietro l’angolo da mesi, questa volta i giochi sembrano arrivati a definitivo esaurimento. 

E quella di ieri è stata una giornata decisiva, con lo scambio a distanza che si è consumato tra il sindaco De Luca e il presidente Pittella. La conclusione è stata un nulla di fatto. L’apertura, in prima mattinata, le parole che il primo cittadino di Potenza ha affidato a una lettera aperta indirizzata a tutti i cittadini. Quasi un addio, legato solo a un sottilissimo filo: l’esito dell’ultimo Sos rivolto al governatore lucano, a cui De Luca è tornato a rivolgersi con una lettera inviata lunedì scorso.
Un gesto che, però, è apparso subito più dettato dall’amara consapevolezza di chi compie l’ultimo atto dovuto, che dalla concreta speranza di poter ottenere quanto si sta chiedendo. Perché, a calcoli fatti, anche tenendo conto della corposa riduzione della sanzione sul patto di stabilità, la situazione dei conti del Comune rimane drammatica.

Sul piatto, l’ultima disperata proposta: l’anticipazione in due anni della somma complessiva che la Regione si era detta disponibile a stanziare in quattro anni, prima della bocciatura del “Salva Potenza”. Pena, le dimissioni del sindaco eletto solo un anno fa. La risposta di Pittella è arrivata in serata e non ha lasciato spazio ad altri giri di parole: «Un’operazione impossibile. Quei 23 milioni non sapremmo dove prenderli». Il governatore ci tiene a chiarire che l’impegno della Regione è stato massimo per evitare che la conclusione fosse questa: il commissariamento.

E anzi ribadisce che si adopererà, insieme a tutti i parlamentari, per cercare di modificare in aula, nell’iter di conversione in legge, il decreto sugli enti locali che non contiene la norma che avrebbe consentito il salvataggio del capoluogo di regione. Una remota possibilità che però non basterà a De Luca per rimanere al suo posto.
«Auspico vivamente che si riesca a ottenere la modifica per il bene di Potenza – commenta il primo cittadino a caldo, dopo aver letto la risposta del presidente – Ma credo che esista una dignità istituzionale che in questo momento ha la preminenza. Il senso di responsabilità mi ha spinto ad arrivare a questo punto. Abbiamo giocato tutte le carte che erano nelle nostre possibilità. Ma, credo che l’unico modo per far ritornare Potenza a una situazione di normalità amministrativa, sia il finanziamento della Regione. A queste condizioni, non mi rimane che fare un passo indietro».

Si va, quindi, verso le dimissioni, irreversibili. Prima, però, il sindaco attenderà la risposta ufficiale alla lettera che lo scorso lunedì aveva inviato al presidente. Che però non dovrebbe riservare troppe sorprese. Dopo di che, l’addio sarà ufficiale. E l’arrivo del commissario, inevitabile. Pittella ribadisce, comunque, che la Regione non si sottrarrà al dovere di aiutare la città, per garantire i servizi essenziali ai cittadini, a partire dalle fasce più deboli.

Che, però, resta qualcosa di ben diverso rispetto al tirar fuori dalla tasca più di trenta milioni di euro in due soli anni. «Nessuno può chiedere al sottoscritto – spiega il governatore – di triplicare le risorse che si hanno a disposizione. La Regione Basilicata, tra non poche difficoltà, si è detta pronta a contribuire in quattro anni. Secondo una scansione temporale che è frutto di un delicato, quanto articolato programma finanziario, improntato ad un principio di sana e corretta amministrazione. Chiedere al presidente della Regione di anticipare al 2015-2016 anche i 23 milioni di euro previsti per il biennio 2017-2018 significa di fatto caldeggiare un’operazione impossibile».

Si era capito subito che lo scenario consegnato dalla bocciatura del cosiddetto Salva Potenza sarebbe stato drammatico. E alla fine del nuovo giro di valzer tentato, la mela non è caduta lontana dall’albero. Del resto, la possibilità dell’approvazione di un emendamento al decreto sugli enti locali nell’iter di conversione in legge è abbastanza remota. «Ne sarei davvero felice – commenta ancora De Luca – Dietro la decisione del Consiglio dei Ministri – torna a ribadire – c’è stata una chiara volontà politica da parte di Renzi. Si tratta di convincerlo del fatto l’emendamento non porterebbe aggravi di spese per le casse del Governo. Ma non credo che da sindaco possa rimanere legato a questa che al momento è solo una lontana ipotesi».

Nella lettera ai cittadini, anche un passaggio per replicare a coloro – da ultimo, l’ex sindaco Santarsiero – che lo accusano di aver dichiarato un dissesto che era evitabile: «Un atto, per quanto drammatico, necessario. Non c’era alcuna alternativa». Stesse considerazioni che evidentemente hanno prevalso in queste ore sulle scelte da fare, spingendo verso il passo indietro che questa volta non dovrebbe avere colpi di scena.

m.labanca@luedi.it

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