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«IL CARRO più bello che potevo realizzare, volevo emozionare e far piangere la gente, per ora sono certo di aver pianto io dall’emozione».

Questo è Andrea Sansone in poche parole, un autore in grado di emozionare ed emozionarsi con la creazione di un’opera d’arte nuova, da consegnare alla città, non prima di aver accompagnato la Madonna in giro per la città nel giorno più lungo dei materani. «Questo Carro è quello che trasporta la Madonna, ed è per questo che è una cosa grandiosa. Poi dopo averla lasciata in piazza San Francesco viene affidato alla città, per essere strappato – spiega l’artista materano – E’ il Vangelo in movimento, come dice don Vincenzo Di Lecce, ed è un messaggio forte che deve arrivare direttamente al cuore dei fedeli, per questo deve avere un grande impatto su chi l’osserva. E’ il messaggio di Cristo portato dalla Samaritana. Io nel mio piccolo – continua Sansone – attraverso dipinti, forme, colori e progettazione ho provato a raccontare questo messaggio». Subito dopo l’apertura al pubblico della Fabbrica del Carro, per la benedizione del manufatto, Andrea Sansone ha voluto commentare con un post sui social, sulla sua pagina di Facebook, dove ha scritto che quest’opera l’ha cambiato.
«Si, questo Carro mi ha cambiato perchè quando ho iniziato a progettarlo ad ottobre, da solo in laboratorio, l’ho sognato. E fino a ieri mattina – racconta Sansone – sono stato in tensione per riuscire a fare tutto quello che avevo in mente, che avevo visto in quel sogno. Sono tornato oggi (ieri per chi legge, ndr) a dormire su un letto, dopo dieci giorni passati a riposare gli occhi tra macchina, nel cortile della fabbrica e soppalco della fabbrica stessa. Ero scollegato da orari e dal mondo esterno. Ho rimesso ora l’orologio».

Ma la vera vittoria è stata quella del gruppo, secondo l’artista, che ha realizzato il Carro Trionfale per il terzo anno consecutivo. «Un’impresa come quella che è stata fatta, da solo non si può realizzare. Abbiamo messo negli ultimi momenti utili orecchini e bracciali alla Samaritana, sicuramente dettagli in più, che non faranno la differenza nel complesso, ma che volevo a tutti i costi completare. Devo ringraziare, per questo, i miei cinque collaboratori, che mai e dico mai una sola volta mi hanno detto di no. Mi fa piacere sentir dire “bravo Andrea”, ma posso dirlo forte, bravi sono stati tutti. Forse la mia bravura è stata quella di tenere il gruppo unito. Purtroppo ho dovuto dire no ad alcune persone e so che vuol dire riceverlo, perchè sono stato anch’io dall’altra parte, ma spero ci saranno altre occasioni. Nel 2013 c’erano le facce da Carro, abbiamo avuto tanti ingressi e siamo arrivati ad otto persone, ma è finito tutto per le idee divergenti. Ora il gruppo formato è lo stesso dello scorso anno, al quale ho aggiunto Mario, inserimento azzeccato e funzionale».
Per quel che riguarda l’essenza del Carro della Bruna, le sue statue e il suo complesso, il lavoro è stato enorme e Andrea Sansone svela un particolare. «Quest’anno abbiamo fatto il 120 per cento, secondo le potenzialità e gli strumenti a disposizione. Ho modificato la postura delle statue, anatomicamente più particolari e ricercate. I 15 angioletti sono uno diverso dall’altro. Ho a disposizione stampi per busto, braccia, facce e piedi, ma poi ognuno è stato modellato a seconda della propria posizione sul carro, per renderla più armonica. Anche le 15 statue a grandezza naturale, tra le quali 9 angeli, sono state adattate alla posizione. Questo approccio pare aver funzionato sul complesso del lavoro». E di cosa Andrea Sansone è più orgoglioso.

«Certo le piume lunghe degli angeli, realizzate singolarmente, creeranno un bellissimo movimento ed è stato più difficile realizzarle rispetto a San Giovanni o San Piero. Ma l’angelo posto sopra l’Auriga che, visivamente, sembra sospeso nel vuoto, con un piede che ha le ultime dita di un piede che sembrano dare lo slancio e l’altro piede già alzato in volo, è l’opera più bella. L’ho studiato fotografando me stesso in quella posizione».

Qualche sassolino, come ogni anno, l’autore del Carro Trionfale vuole toglierselo. «Ho sentito e letto tante cose . spiega – Io non credo di essere migliore di altri, ma sono consapevole di ciò che volevo e questo è il risultato del mio lavoro, quello che sono riuscito a fare. Questa non è una sfida, ma per me è stato un bellissimo viaggio e un bellissimo percorso, che auguro di fare anche ad altri miei colleghi». Intanto, qualche soddisfazione Andrea Sansone se l’è tolta. «Per me è motivo di orgoglio ed emozione aver ospitato qui la figlia di Giorgio Greasan, proprietario dell’azienda che mi fornisce i colori. Il fatto che sia arrivata qui solo per vedere la mia opera mi inorgoglisce. Poi avrò in visita un’altra azienda che mi ha commissionato dei lavori e infine un mio cugino, che nonostante impossibilitato ad avere le ferie, viaggerà per essere qui».
E sul futuro? Vedremo ancora Andrea Sansone all’opera per un Carro Trionfale in onore di Maria Santissima della Bruna?. «Vorrei che il prossimo anno la città conosca nuove risorse. Quest’anno ho preso un rischio, ho messo i miei ragazzi in un capannone ad inizio agosto, acquistato materiali e messo tutti al lavoro, senza alcune certezze. Ho investito su questa possibilità ed oggi alcuni dei pezzi presenti sul Carro sono frutto di quel lavoro. Se dovessi tornare a fare il Carro non rifarei questa pazzia, perchè poteva essere lavoro sprecato, o che sarebbe stato messo in vendita. Certo, non sarà il mio ultimo Carro, ma non lo rifarò l’anno prossimo. Prenderò un anno sabatico anche per stare con la mia famiglia. Quest’anno ci sono state una serie di coincidenze che hanno portato a questo risultato. Anche le lacrime di mio figlio, che a dieci anni vuole un papà più presente mi hanno fato la forza di proseguire. Avevo promesso un carro che doveva far piangere le persone – conclude Sansone – ed ha iniziato a far piangere me».

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