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L'interno del tendone delle polemiche in piazza Duomo a Matera (foto da Giornalemio)

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I dubbi (e le domande al Comune) di Cosimo Muscaridola a proposito del maxi-gazebo allestito per un corso di wedding planning di lusso

MATERA – «In questi giorni abbiamo assistito ad un evento di elevato livello culturale che suscita qualche domanda: ma i matrimoni a Matera si fanno in chiesa o davanti alla chiesa?». Lo chiede, in un comunicato stampa, il segretario del Pd di Matera, Cosimo Muscaridola a proposito del maxi-gazebo allestito, pare, per un corso di wedding planning di lusso, una masterclass di 5 giorni. 

«In quale città – aggiunge – è consentito trasformare il salotto buono del luogo simbolo della cultura europea in un tendone dal dubbio gusto, per tagliare torte e distribuire confetti? O forse era un film che si stava girando l’altra sera davanti al Duomo di Matera? Tralasciamo i disagi pur rispettabili arrecati ai residenti, ma troviamo inconcepibile trasformare una delle piazze più rappresentative del centro storico, che va protetto e valorizzato per quello che è, in una ingombrante location per wedding planner all’assalto di affari commerciali». 

Muscaridola si fa altre domande e le gira ai materani, ma non solo a loro: «Chi, nel Comune, ha dato l’autorizzazione? Chi è il dirigente che ha deciso? Il sindaco, da sempre contrario al fenomeno “dell’eventificio” forzato nei luoghi pubblici e storici della città e che porta nel suo Dna anni di rispetto per la storia culturale di Matera, era stato informato? E se sì, è stato per caso d’accordo su questa nuova linea di marketing nuziale? Chi è il gruppo economico che ha esercitato notevole pressione per avere il lasciapassare?».

E ancora: «Ciò che è stato chiesto al distratto ma solerte dirigente alla cultura del Comune corrisponde con quello che è stato allestito in piazza? È stato pagato qualcosa e se sì, quanto?». 

Secondo l’esponente dem materano «è legittimo fare chiarezza subito per sgomberare il campo da altre audaci e farsesche iniziative di tal genere e per non creare l’illusione che i Sassi siano uno scenario per un’industria matrimoniale che arreca vantaggi solo a chi li organizza». 

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