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Il Tar della Basilicata

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MATERA – Con un apposito decreto, il giudice monocratico del Tribunale amministrativo regionale, Fabio Donadono, ha chiesto formalmente alla Regione Basilicata una dettagliata relazione di chiarimento, sulle ragioni che hanno indotto il presidente, Vito Bardi, ad ordinare la chiusura delle scuole dell’obbligo fino al 3 dicembre.

Il giudice ha, così, accolto il ricorso presentato da alcuni genitori materani, assistiti dagli avvocati Marchitelli, Sarlo e Ferrara, avverso l’ordinanza di Bardi. Il Tar chiede entro mezzogiorno di lunedì prossimo l’atto, “corredato dell’opportuno sostegno documentale -si legge nel decreto- sulle specifiche situazioni locali del sistema scolastico che imporrebbero nella regione una differenziazione, ulteriormente restrittiva, delle modalità di svolgimento della didattica rispetto al regime applicato a livello nazionale, nonché sulle effettive capacità funzionali e operative delle istituzione scolastiche in Basilicata all’impiego degli strumenti della Didattica a distanza nella scuola primaria e secondaria di primo grado, sotto il profilo organizzativo, delle risorse umane e delle dotazioni informatiche”.

La richiesta implicita è quella dei tanto controversi dati sull’incidenza dei casi di Covid nelle scuole della regione, che sarebbe ampiamente al di sotto delle soglie, tanto da non giustificarne la chiusura. Un fatto, quest’ultimo, non solo sostenuto dai genitori ricorrenti, ma anche dalla ministra per l’Istruzione, Lucia Azzolina, la quale dopo un confronto con i delegati dell’Organizzazione mondiale della sanità, ha rimarcato in un post su Facebook che i dati epidemiologici nelle scuole in tutta Italia, quindi anche in Basilicata, non sono tali da giustificarne una chiusura preventiva.

La richiesta del Tar, potrebbe mettere in crisi gli uffici regionali, che probabilmente non hanno mai avuto le idee chiare sul Covid nelle scuole lucane; anche se, di recente, il presidente Bardi è tornato a parlare di «aumento significativo dei casi nei bambini da 6 a 12 anni», ma su che base lo dica, non è stato mai chiarito.
Per queste ragioni, i genitori hanno chiesto l’annullamento dell’ordinanza restrittiva.

«Siamo estremamente soddisfatti. -commentano i genitori in una nota diffusa ieri- Il nostro ricorso ha permesso di smuovere le acque stagnanti della palude informativa nella quale si rischia di veder permesso tutto e il suo contrario. Quantomeno vedremo finalmente nel merito i dati in base ai quali la Regione ha deciso di chiudere le scuole, senza preliminarmente verificare (e questo era principalmente il nostro dubbio, rispetto al quale anche il tribunale converge), se le scuole siano adeguatamente attrezzate e preparate per fornire il servizio di didattica a distanza che la Regione impone loro. Rischiando di creare, anzi creando di fatto come proviamo nel ricorso, situazioni intollerabili e ingiustificate di discriminazione. Restiamo, dunque, in fiduciosa attesa della documentazione in oggetto, continuando la battaglia per il diritto e la corretta informazione, che potete sostenere inviando un contributo via paypal indirizzato alla mail ninocarella@gmail.com, che verrà interamente girato al costituito Comitato genitori».

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