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Angelo Ferrante

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BERNALDA – Non si rassegnano, i familiari di Angelo Ferrante, detto Lillino, il 77enne bernaldese scomparso nel nulla lo scorso 6 gennaio in contrada “Bufalaria”, nella campagne di Bernalda.
Dal 24 gennaio le ricerche ufficiali si sono fermate, ma tanti volontari in ordine sparso hanno proseguito, raccogliendo l’appello delle figlie di Lillino. Un appello raccolto anche dall’associazione nazionale “Penelope”, che si occupa della ricerca di persone scomparse. Nel prossimo fine settimana, il 27 e 28 febbraio, un gruppo di volontari di Penelope Abruzzo batterà di nuovo quella zona impervia, sulle tracce dell’anziano che sembra essere stato ingoiato da quella natura selvaggia. Con loro ci saranno decine di volontari del posto ed i vigili del fuoco.

Le ricerche sono state autorizzate dal prefetto di Matera, Rinaldo Argentieri, che dal primo giorno è stato molto vicino e presente con la famiglia. I volontari di Penelope, hanno chiesto anche di poter tagliare una parte del fitto canneto che costeggia il torrente della Buafalaria, anch’esso guadato senza alcun riscontro, dai nuclei speciali dei vigili del fuoco. La Bufalara è frequentata anche da decine di agricoltori, proprietari di fondi, come anche ciclisti e motociclisti. A tutti l’invito di guardare con un occhio attento, quando torneranno in quei posti. Il sospetto è che l’anziano possa essere scivolato tra la fitta vegetazione, rimanendo nascosto alle decine di occhi che sono passati, e persino al fiuto formidabile dei cani molecolari.

Insieme a Lillino sembra scomparso nel nulla anche quel secchio nero, che portava con sè quando andava alla Bufalara a fare i cardi, come li chiamava lui, ovvero un’erba selvatica commestibile. Nessuna traccia neppure del vistoso cappellino giallo che indossava quella mattina, mentre un testimone dice di averlo visto intorno alle 10.30 con il suo secchio.

Il mistero si concentra anche sulla posizione della sua Peugeot 106 grigia, vista intorno alle 10 posteggiata dove lui la lasciava sempre, ovvero con il muso rivolto verso la collinetta. Ma alle 16.30, quando sono iniziate le ricerche, l’auto era distante alcune decine di metri, sul ciglio della strada, dove Lillino non la lasciava mai. Quindi chi potrebbe averla spostata? Una domanda rimasta senza risposta, perché l’auto non è stata mai trattata come un reperto d’indagine, quindi riportata a casa dai familiari e toccata da diverse persone. Non si saprà mai chi e perché l’ha spostata.

Poi c’è il tema delle ricerche, che si sono orientate solo nel raggio di circa due chilometri, ma i familiari sostengono che l’uomo era in forze, ed avrebbe potuto camminare anche di più. Infine il particolare non da poco della raffica di colpi di fucile, sentita distintamente da una testimone nel primo pomeriggio di quel giorno. Non è del tutto assurda, l’ipotesi dell’incidente di caccia con l’occultamento del cadavere.

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