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È drammatica, la situazione nello stabilimento Ferrosud di Matera, la cui società in regime di amministrazione straordinaria, è stata dichiarata formalmente insolvente.
Uno status preoccupante per lavoro ed occupazione nello storico stabilimento materano, determinato dalla carenza di liquidità, scaturita anche dalla forte crisi per mancanza di commesse. L’udienza con i creditori è stata già fissata per il prossimo 9 settembre, data entro la quale si dovrebbe cercare di uscire dalle sabbie mobili, ma le prospettive non sono rosee.

In tutto ciò, i sindacati confederali lamentano il silenzio tombale del ministero dello Sviluppo economico, a cui i sindacati si sono rivolti ben due volte in un mese, senza ricevere alcuna risposta. La prima richiesta di incontro urgente, è datata 24 febbraio 2021 a firma dei sindacalisti Nicoletti-Girasole per la Cgil, Amatulli-Verrascina per la Cisl e Di Cuia-Mangieri per la Uil. Ne è seguita un’altra a stretto giro, datata 10 marzo 2021, entrambe senza alcuna risposta.

Nella prima nota, al Mise si chiedeva con la partecipazione dell’Amministrazione straordinaria (Antonio Casilli) e le istituzioni (Regione, Comune e Provincia), anche in modalità telematica. Nei fatti la situazione resta ancora incerta e le prospettive –allo stato– ancora non del tutto chiarite. -denunciavano i sindacati il 24 febbraio- Si rischia ancora, pur con la novità positiva dell’amministrazione straordinaria, che la tenuta occupazionale e sociale sia messa a dura prova, con conseguenti ripercussioni sul futuro dell’intero territorio industriale materano.

La fabbrica deve ripartire, servono commesse nel settore ferroviario, il tempo non gioca a favore degli sforzi sinora profusi e del piano illustratoci in data odierna in sede sindacale dall’avvocato Antonio Casilli per evitare il default».
Nella seconda lettera, indirizzata direttamente al ministro Giorgetti, i sindacati rimarcano anche che: «Il Mise ha autorizzato l’attrazione della Ferrosud Spa da parte dell’amministrazione straordinaria del Gruppo Mancini, evitando il fallimento e un pericoloso salto nel buio».

La realtà è, però, molto dura come conferma una comunicazione dell’amministratore straordinario Casilli, datata 1 aprile, nella quale si informa i sindacati per una consultazione e l’esame congiunto per la “sospensione temporanea delle attività lavorative -si legge nell’oggetto- con ricorso al trattamento di integrazione salariale ordinaria (Cigo), causale emergenza Covid”.

Quindi, l’attestazione chiara che la pandemia richia di dare la spallata definitiva ad un’azienda che stava cercando affannosamente di rialzarsi. Casilli parla di “scenari nazionali ed internazionali condizionati dalla pandemia, che hanno prodotto un progressivo rallentamento dell’attività lavorativa, i cui effetti continuano a protrarsi anche a fronte dei decreti e dei provvedimenti governativi, che hanno revocato la sospensione delle attività produttive e commerciali”. Quindi, si specifica che: “…La situazione complessiva non consente nell’immediato la completa riattivazione dei processi aziendali, per cui la ripresa delle attività lavorative sarà parziale e progressiva”. Tutto rappresantato come “causa di forza maggiore dovuta a un evento oggettivamente non evitabile”.

Di conseguenza, Casilli preannuncia il ricorso al trattamento ordinario di integrazione salariale per tutti i 65 lavoratori in forza allo stabilimento materano, con lo svolgimento delle procedure dell’esame congiunto in via telematica. Casilli parla di 13 settimane, dal 1 aprile al 30 giugno, salvo miglioramento della situazione pandemica.

In conclusione, si desume il dato più preoccupante: “Vista la notevole riduzione di l’quidità, l’azienda provvederà a far richiesta di pagamento diretto da parte dell’Inps delle integrazioni salariali previste”.
L’esame congiunto con i sindacati c’è stato nei tempi indicati, ovvero tre giorni dalla comunicazione, ma questa situazione conferma le forti difficoltà in cui naviga lo stabilimento, con la dichiarazione di insolvenza che oggi rappresenta un carico da novanta sul tentativo di ripresa produttiva.

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