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La sede dell’Azienda sanitaria materana in via Montescaglioso

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MATERA – Lo stop forzato fino al 30 aprile dell’attività ambulatoriale nell’ospedale “Madonna delle Grazie”, in seguito a un brutto focolaio Covid, ha fermato anche l’attività libero professionale dei medici in regime di intramoenia (a pagamento). Così, la Direzione dell’Azienda sanitaria materana, ha “pensato bene” di favorire solo l’intramoenia, pur lasciando fermo il pubblico. Quindi, chi ha la possibilità economica di pagare una visita privata in struttura pubblica potrà curarsi, per gli altri meno fortunati c’è tempo (forse) dal 2 maggio in poi.

A protestare è stata l’organizzazione Alpi (Attività libero professione intramoenia), che in difesa dei propri iscritti ha chiesto all’Asm, nelle persone della commissaria Sabrina Pulvirenti e del direttore sanitario Gaetano Annese, di garantire ai medici la possibilità di visitare in intramoenia, in una struttura aziendale che non sia quella interdetta dell’ospedale. Quindi, gli stessi medici che durante l’orario di lavoro nella struttura pubblica, restano in attesa solo di eventuali pazienti urgenti da Pronto soccorso, nell’orario di intramoenia possono tranquillamente fare ambulatorio a pagamento.

I locali messi a disposizione, su richiesta dei vertici Asm, sono quelli nella sede aziendale di via Montescaglioso, dove il direttore del Distretto della salute, Rocco Pasciucco, ha indicato anche gli orari di disponibilità. Chi ha denaro da poter spendere, può prenotare una visita intramoenia dallo specialista di turno nei giorni lunedì, mercoledì e venerdì dalle ore 14 e sabato addirittura tutta la giornata. Una risposta concreta alla lobby dei medici, a cui è interdetta l’attività ambulatoriale privata, che però suona come uno schiaffo a chi deve attendere perché non può pagare una visita, magari già prenotata e poi saltata a maggio per causa di forza maggiore, ovvero l’improvviso focolaio Covid in ospedale.

«Non è una decisione giusta -stigmatizza Maria Antonietta Tarsia, presidente regionale del Tdm-Cittadinanzattiva- anche perché nell’ospedale a piano terra, dunque lontano dall’area Covid, ci sono locali idonei dove si sarebbe potuta delocalizzare temporaneamente l’attività ambulatoriale pubblica. Così, invece, i medici sono costretti a restare a braccia conserte durante l’orario lavorativo in ospedale, salvo poi fare ambulatorio a pagamento». Tarsia denuncia anche il disorientamento dei pazienti, per la prenotazione della vaccinazione: «L’Asm non può fare il fantasma -spiega- ci sono tanti utenti che non sanno come prenotare e si rivolgono ai medici curanti, che a loro volta li girano all’Asm, che poi li dirotta sulle Poste. Serve un sistema di informazione più efficace e funzionale, perché questi pazienti fragili non possono essere sballotati così».

Infine il disservizio nelle informazioni ai parenti che hanno dei congiunti malati di Covid: «Anche in questo caso manca l’informazione -spiega Tarsia- perché i medici del reparto non possono rispondere, essendo bardati ed impossibilitati ad utilizzare il telefonino; chi fa lavoro a distanza non è raggiungibile telefonicamente, quindi sempre più persone si rivolgono a noi anche solo per sapere come stanno i propri congiunti ricoverati. Questo è intollerabile, perché i dipendenti che lavorano da casa dovrebbero fornire un cellulare aziendale, per rispondere alle legittime istanze di queste persone».

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