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La frana di Pomarico

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MATERA (POMARICO) – Il dissesto idrogeologico non è solamente la frana di corso Vittorio Emanuele. Come le incognite rispetto ai tanti problemi legati alla gestione delle condutture da parte di Acquedotto lucano non nascono dallo smottamento di Piano Barletta.

Suolo e sottosuolo di Pomarico sono condizionati dalla presenza di 5 fossi. Mentre le rotture delle tubature varie, idrica e fognaria, si sono verificate e si verificano praticamente su tutto il territorio e perfino nelle zone agresti.

Per fare un esempio, ben oltre un anno fa, si fu costretti a ragionare di un intervento da compiere in Fosso Cutana; in quell’occasione, dopo un incontro con l’assessora Merra, il sindaco Mancini gongolava: “Centrato un altro importante obiettivo, con un intervento in quel Fosso Cutana da noi tutti conosciuto come il versante della circonvallazione”. Fosso Cutana è appunto soltanto uno dei fossi che circondano l’abitato. Dove il paese è divenuto anche più noto dopo la frana di corso Vittorio Emanuele, rampa san Rocco e via Spartivento di gennaio 2019.

Si pensi, comunque, che di quest’opera ne abbiamo parlato per la prima volta su queste colonne nel 2015. Nel frattempo, la circonvallazione extra-muraria cittadina aveva peggiorato le sue condizioni. Come l’intero versante. Senza dovere ricordare che dalle parti di Fosso Capo d’Inferno, ovvero sotto il plesso della Scuole elementari “F. Caggiani”, la questione “Piana Pacilio” vide formarsi un comitato e poi arrivare a dei lavori di consolidamento.

Senza dimenticare via Dante e le famiglie sgomberate prima della frana più famosa. Fino a qualche settimana fa, quando è partita una petizione pomaricana contro Acquedotto lucano.

«L’emergenza – era specificato da uno dei promotori della raccolta di firme con giro del paese – causata dalla mancata erogazione dell’acqua pare sia per ora rientrata. Questo però non deve farci dimenticare del disagio vissuto nei giorni scorsi – è poi sottolineato – né, soprattutto, del pericolo costante e incombente di frane dovute a rotture di condutture che, ormai a cadenza regolare, si verificano, non solo solo nel centro storico ormai, come si è visto nei giorni successivi. È ora di agire – era la presa di posizione – e di far arrivare la nostra voce, il nostro malcontento, a chi ha messo nella condizione di temere ormai per la nostra comunità. Chiunque è invitato ad unirsi a noi per un percorso porta a porta e raccolta firme per cercare, finché siamo in tempo, di salvare il nostro paese».

Qualche ora dopo la nota d’avviso della comunità in stato d’agitazione, il sindaco di Pomarico, Francesco Mancini, annunciava ufficialmente la convocazione accordata dal prefetto di Matera d’un tavolo tecnico fra colpiti dal disservizio sull’erogazione dell’acqua e Al.

Nel mentre ovviamente la polemica infuriava. Perché su tutto mancava ancora da parte di Al che si rendessero noti i risultati dei prelievi effettuati a Piani Bradano. Situazione rimasta immutata. In tutto ciò, il sindaco di Pomarico chiosava che «si sta redigendo un progetto definitivo sulla sostituzione completa delle rete idrica, per tutto il centro storico, con ottime possibilità di finanziamento tramite l’Egrib».

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