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POTENZA – Ha aspettato solo qualche giorno a rispondere, ma fatti e date sono chiari nella sua memoria. Mariano Schiavone, ex direttore generale dell’Apt di Basilicata non ci sta a passare per l’indegno esponente dell’Apt, così come giudicato dall’ex direttore della Fondazione Matera -Basilicata 2019.


I rapporti con Paolo Verri sembrano non essere stati mai semplici.


«Infatti. Paolo Verri è un soggetto difficile e questo è noto a tutti.
Un uomo che il culto dell’io e dell’assoluto protagonismo, ha sempre preteso di governare i processi degli altri. Io non glielo ho mai consentito e per questo è entrato in conflitto con me, perché io non ho mai voluto essere il suo servo sciocco. Verri ha avuto negli anni una disponibilità di diversi milioni di euro; io nel mio breve mandato di oltre 800 mila euro nell’ambito dei quali dovevo occuparmi non solo di Matera ma della Basilicata».


Ci sono stati casi in particolari nei quali queste divergenze si sono scontrate in modo più forte?


«In molti casi ha sabotato le mie azioni. Io, al contrario di lui, ho più volte proposte di collaborare e fare azioni insieme. Lui, invece, ha sempre preteso di fare le cose a modo suo, schiacciando tutti. Uno degli esempi più eclatanti? L’Open space a Palazzo dell’Annunziata a Matera, nel 2016: a pochi giorni dal mio insediamento l’ho invitato a farne insieme un luogo di rappresentazione della Basilicata sulla scorta della notorietà di Matera. All’inizio ha accettato ma quando ha capito che il protagonista non sarebbe stato lui, è successo il finimondo e si è messo di trasverso. Un altro caso? L’accordo dell’Apt con il consiglio dei ministri e la Rai per lo spot su Matera. Anche in quel caso non gradì l’operazione per la stessa ragione. Lo dimostrano tutte le mie comunicazioni con lui».


Oggi, secondo lei, qual è la situazione attuale?


«Oggi finito il fiume di denaro per eventi e spettacolini, Matera al di là del Covid non ha l’attenzione avuta nel passato. Se c’è stata, è dipesa dall’azione costante svolta dall’Apt. Nel tempo a Matera Verri ha creato un eventificio, che poteva andare bene nell’anno da Capitale europea della Cultura. Però lui non si è mai posto il problema di cosa sarebbe rimasto in futuro. La differenza fra me e lui sta nel fatto che lui ha creato un castello di cartone, distrutto il giorno dopo mentre io ho lasciato, pur in un breve periodo, un luogo fisico che racconta ancora oggi Matera e la Basilicata. Lo spazio promozionale su Matera all’aeroporto di Bari, è stato un progetto altrettanto difficile ed è durato due anni: prima ha fatto l’accordo con Apt e quando ha capito che l’iniziativa sarebbe stata nostra, ha cominciato con il solito ostruzionismo ma in questo caso ho ceduto e gli ho lasciato mano libera, intervenendo per rivedere l’arredo creato da loro. Quello spazio oggi è morto. Ecco il modo indegno in cui Mariano Schiavone ha dato il suo contributo».


Il giudizio nei suoi confronti, dunque, è secondo lei più che gratuito?


«Non mi piacciono le polemiche ma se si viene attaccati in questo modo, bisogna rispondere».

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