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De Ruggieri, Sassoli, FRanceschini, Provenzano e Bardi alla cerimonia di chiusura di Matera 2019

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MATERA – Un percorso tortuoso e una serie di retromarce porteranno alla chiusura della Fondazione Matera 2019 ed alla nascita di una nuova agenzia che metterà insieme arte, cultura e audiovisivo e che segnerà la fine in una volta sola di Film Commission e Fondazione Matera 2019. Gli obiettivi annunciati dalla Regione lasciano più che sorpresi perché in una volta sola costituiscono un clamoroso passo indietro rispetto alle posizioni già intraprese nel passato dalla cerimonia di chiusura dell’anno da capitale della cultura alle prese di posizione del dicembre scorso.

Ma costituiscono anche di fatto una sorta di colpo di spugna non tanto sulla Fondazione quanto proprio su Matera 2019 e quello che ha rappresentato per la crescita della città di Matera e della regione Basilicata e anche per l’attenzione di carattere internazionale che da tutto questo è derivata. Un brand che molte aziende fanno fatica a conquistare negli anni e che si è concentrato invece sulla città nel 2019 avendo effetti benefici che hanno superato anche le difficoltà e i limiti della pandemia.  

«L’impressione è quella di voler arrivare alla perdita di un patrimonio che è stato accumulato negli anni, sembra ci sia la volontà di penalizzare e cancellare con un tratto di penna la parola Matera e il percorso unico che ha fatto e che costituisce ancora adesso un riferimento a livello europeo e anche nazionale. Non dimentichiamo che la capitale italiana della cultura è nata proprio da quell’esperienza» spiega Salvatore Adduce ex presidente della Fondazione Matera Basilicata 2019 che ne ha accompagnato la genesi e conosciuto e seguito con mano i diversi passi.

«Il brand che è stato conquistato con il 2019 ha di suo un valore che è di fatto inestimabile e non si può davvero comparare a null’altro. Oggi parlare di  accantonare la Fondazione è un delitto, vuol dire portare avanti le paturnie di chi  non si rende conto di ciò che è stato costruito nel corso di questi anni e che va leggermente oltr e un congtesto di carattere politico».

Ma Adduce fa anche altri due riferimenti ricordando che di fronte a questo tipo di situazioni: «la città dovrebbe insorgere rendendosi conto di quello che si vuol fare». Adduce conclude ricordando che «in più occasioni è stato ribadito quanto detto anche dal presidente della Regione in occasione della cerimonia di chiusura cioè che Matera 2019, il suo brand, va rilanciato e consolidato». «Viene naturale pensare che con il salva Potenza si è proceduto a tentare di ripianare un default  e di fronte al salvataggio di una città non c’è poi il salvataggio di un patrimonio culturale come quello che Matera ha conquistato in termini di ruolo e di competitività nell’anno straordinario da capitale della cultura».

Molto critico sull’ipotesi che viene posta in essere di mettere fine sostanzialmente a quello che è stato Matera 2019, non solo alla Fondazione in senso di ente che ne ha accompagnato le gesta è anche l’architetto Tonio Acito che ha seguito con attenzione i diversi passaggi da capitale europea della cultura che la città ha fatto. «Ricordo una straordinaria partecipazione che si è riusciti a creare e a mettere in moto e che oggi andrebbe in qualche modo anche ripristinata. L’ipotesi di mettere da parte la Fondazione di cui leggo in queste ore mi pare assurda e per certi versi autolesionista. Matera 2019 è un brand che esiste e che porteremo avanti inevitabilmente ancora per molti anni perchè saremo capitale europea per l’Italia fino al 2033. Io penso che l’azione che è stata portata avanti dalla Fondazione andrebbe rilanciata, confermata ridisegnando magari i contenuti perchè la situazione non può rimanere quella che è adesso ma certo riuscendo però anche ad andare avanti. Invece – conclude Tonio Acito – in questo tentativo di creazione di una nuova agenzia vedo la volontà di far sparire il protagonismo di Matera che ha raggiunto grandi obiettivi anche attraverso un apporto esterno importante ma che oggi non riesce più a confrontarsi e a dibattere su questo tipo di questione e di argomenti».

Il rischio dunque considerato evidentemente non è quello di perdere una Fondazione o uno dei tanti enti sub regionali ma un patrimonio conquistato prima con la nomina e poi con il cammino da Capitale della cultura. Patrimonio di conoscenza, di apprezzamento che ha portato sotto più aspetti risultati alla città dal profilo turistico a quello cinematografico e che si lega evidentemente al 2019 e al cammino fatto nel 2019. Riuscire a far sparire tutto questo in un altro contenitore più generale ma di fatto vuoto e tutto da riempire appare un’operazione incomprensibile.

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