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Matera

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di PAOLO VERRI

SONO grato a Vincenzo Viti per i continui tentativi di decifrare, attraverso una compiuta e profonda analisi critica, quanto accaduto nel 2019. E sono molto gratificato per l’attenzione ripetuta che Viti continua a rivolgere al ruolo e alle attività che ho ricoperto nel corso di questa straordinaria sfida che Matera ha affrontato nella sua storia più recente. E lo ringrazio davvero per aver occupato il suo tempo a leggere l’ultimo mio lavoro editoriale.

Chi mi conosce, anche solo superficialmente, sa bene che sono sempre pronto ad accogliere a braccia aperte ogni genere di critica purchè – e sono certo non è questo il caso di Viti – non sia condizionata da interessi che vanno molto al di là del tema che si vuole affrontare. Trovo alcuni spunti anche molto interessanti, anche se così, d’istinto, avverto la sensazione che i pensieri di Viti siano talvolta affogati dal vortice delle parole alla ricerca disperata di una zattera su cui atterrare e continuare a navigare su acque abbastanza agitate.

Allora, solleticato da questo tentativo, colgo l’occasione per invitare Vincenzo Viti, alla presentazione del mio libro in programma il 7 aprile, alle ore 19, ad Area 8 (ora e nome del luogo mai sarebbero stati più azzeccat). Tuttavia, mi permetterà l’illustre politico, di rispondere ad alcune implicite domande presenti nei suoi ultimi interventi: sono stati fatti errori nell’ambito di questa cavalcata culturale? Sicuramente si. Ma credo che le cose buone fatte (come testimonia l’approfondito report di Matera 2019 realizzato da persone che di queste cose ne sanno molto più di me) siano tante, tantissime, come ci viene riconosciuto pubblicamente anche da tantissime autorità italiane e straniere.

Potevamo fare meglio? Sicuramente si. Se solo non avessimo attraversato un contesto politico e istituzionale molto complesso e che Vincenzo Viti dovrebbe conoscere molto molto bene. E’ stata una storia entusiasmante che per un certo periodo ha vissuto, come dice Viti, una sintonia istituzionale e politica. Sintonia che è crollata il 18 ottobre 2014, esattamente un giorno dopo la proclamazione di Matera Capitale europea della cultura. Perché? Forse quella sintonia non era così solida? Oppure, come Viti dovrebbe ben sapere, sono entrati in gioco altri interessi che nulla hanno a che fare con l’aspirazione di una città e dei suoi cittadini? E contro cui abbiamo dovuto lottare per circa due anni? Vogliamo parlare anche di questo a viso aperto? Di quando un consigliere comunale in piena assemblea pubblica usò termini di una violenza inaudita?

Viti rilancia poi, con i suoi sospiri, quella idea, che fu propria anche di De Ruggieri nella campagna elettorale, che Matera avrebbe vinto la competizione comunque, perché Matera è Matera, era e sarà sempre Matera. Purtroppo Capitale europea della cultura è tutta un’altra cosa. Rinvio a tal proposito alle valutazioni effettuate sia dal Governo italiano sia dalla Commissione europea. E finanche dalla Corte dei Conti.

Non voglio andare oltre, ma mi permetto di chiudere con alcune semplici considerazioni:

  • 1) Matera ha vinto, non ha perso (nonostante alcuni, pochi, avrebbero voluto che perdesse)
  • 2) Il posizionamento guadagnato di Matera è sotto gli occhi di tutti
  • 3) Per valutare bisogna conoscere. E sapere cosa significa essere capitali europee della cultura e quali sono le attività che una capitale europea della cultura deve mettere in campo; quali sono gli effetti che può generare e quelli che non può generare.
  • 4) E’ un errore mischiare competenze fra ciò che avrebbe dovuto fare la Regione, il Governo, il Comune e la Fondazione.

Detto questo invito Viti a venire alla presentazione dei mio libro per un sano confronto non solo su quello che è stato o non è stato, ma anche su quello che bisognerà fare nell’immediato futuro nell’interesse generale della comunità materana di cui mi sento e mi sentirò perennemente cittadino.

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