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Daniel Craig e Lea Seudoux a Matera

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(Questo articolo non contiene spoiler)

LA SERIE di film di James Bond rappresenta il fenomeno più eclatante della storia del cinema commerciale. Oltre un miliardo di persone, quindi una larga parte dell’umanità, ha conosciuto e quasi sempre amato le gesta e le vicende dell’agente con licenza di uccidere. Un personaggio familiare all’immaginario collettivo come Topolino, un modello di spia bella e glamour che una delle più rodate macchine di spettacolo adegua ai tempi e alle tendenze.  

È stata fortunata Matera ad essere teatro scenico della sua venticinquesima avventura, “No Time no Die”, l’ultima per Daniel Craig ottenuta con una cascata di dollari, e che ha dovuto superare la pandemia con due lanci rinviati, non accettando lo sbarco su piattaforma.  

Matera dopo essere stato teatro aperto del Vangelo secondo Matteo diventando la Gerusalemme cinematografica per eccellenza trovandone consacrazione con “The Passion” uno dei migliori casi di cineturismo al mondo, nonché terra fantastica di Wonder Women consacra il suo ruolo di capitale del cinema mondiale con le scene girate dell’ultimo Bond nel fondamentale calendario urbano di Capitale europea della cultura.  

Un matrimonio consacrato in uno dei film nodali della saga, dove da ora in poi nulla sarà come prima. Dopo un antefatto da incubo degno del miglior cinema postmoderno  ambientato in Norvegia, dall’alto del drone la seconda parte del film si apre con una Matera che fa scattare l’applauso a chi ama la città dei Sassi. Quasi venti minuti da favola cinematografica con panoramica stradale da Maratea accompagna sentimento e azione tra musiche della Bohème, cimitero, hotel e tunnel ricostruiti dalle maestranze per una cinematografica Civita lucana che assomma anche Gravina e la stazione ferroviaria di Sapri.  

Quello che avevate visto sui social si materializza in un montaggio palpitante che propone James Bond nel suo mestiere di agente che sfugge ai cattivi tra vie e tetti dei Sassi, acrobazie in motociclette e l’Aston Martin che recita il suo fighissimo ruolo di arma letale e difesa impenetrabile. Tra greggi di pecore e processione della Madonna, il Sud non è stereotipo ma nuova storia e geografia di un un James Bond molto diverso del passato. Un Ulisse ritirato a vita privata nella Giamaica del suo papà letterario Ian Fleming, dedito alla pesca come lo scrittore, che viene richiamato in servizio dall’amico della Cia e in contrasto con il servizio segreto di sua Maestà britannica, che non ha mancato con la famiglia reale di presenziare alla prima internazionale londinese.  

La minaccia del mondo opera sul Dna e l’informatica gioca un ruolo importante nel plot spionistico. Gli archetipi ci sono tutti, dallo smoking alla formula di coktail più conosciuto al mondo ma navigano in dissertazioni di trama molto innovative che si accompagnano all’ironia di dialoghi che ben conosciamo.  

Bond, visti i tempi, non è più uno sciupafemmine sessista. James ora ama e intermezza sparatorie e colpi di scena con i tormenti del sentimento. Mi metto tra gli estimatori della sceneggiatrice Phoebe Waller Bridge che ha deciso di stravolgere i topos di 007 che ha fatto venire la bile ai bondisti tradizionali. Il nuovo 007 che ha sostituito il Bond pensionato è una donna di colore, è black anche Moneypenney la segreteria che ora può invitare Bond ad uscire con lei, Q è una sorta di nerds, M sembra un cattivo e James se si deve cambiare la giacca invita la suadente e combattiva Paloma a girarsi di spalle in una notte all’Avana molto movimentata, mentre il potere dei servizi ha le sue ombre operative in una trama matrioska non priva di colpi di scena molto inattesi.

Madelaine Swann-Lea Seudoux è la psicologa che ricorda “Il silenzio degli innocenti”, il brand Spectre ha il suo genio del male rinnovato in Lyutsifer Safin-Rami Malek. I due e i loro segreti insieme circondano un tenero Bond innamorato come mai si era visto e alle prese con la paternità come il protagonista di Filumena Marturano. Tra i difetti annovero una lunghezza eccessiva e una canzone di apertura non degna dei sempre spettacolari titoli di testa, ma la colonna sonora si riscatta tra i dj-set cubani e in altri tappeti di note.

Il resto è la storia più innovativa mai vista di James Bond. Nata e finita a Matera o Civita lucana che dir si voglia.

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