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POTENZA – Il giorno prima difendendosi di fronte ai militari di finanza e carabinieri, il presidente lo aveva indicato come il responsabile per l’acquisto dei francobolli della sua segreteria. Per dire: se qualcuno crede che quelle 6 fatture siano false chieda a lui. Ma il giorno dopo – su sua proposta – c’è chi ha pensato bene di promuoverlo per quanto è bravo. Così da un mese e mezzo Nicola Brenna si occupa tra le altre cose dell’«istruttoria della corrispondenza personale» dell’assessore all’ambiente, che in realtà non esiste. O meglio è sempre il presidente. Dato che da qualche mese le deleghe “ad interim” sono tornate di nuovo da lui.

«Attribuzione incarico di posizione organizzativa n.161 “segreteria particolare assessore ambiente territorio politiche sostenibilità” al dipendente Nicola Brenna matricola 1767».

Si intitola così la determina del direttore generale del dipartimento ambiente Donato Viggiano dello scorso 4 giugno, pubblicata soltanto «per oggetto» nel Bur del 1 luglio. Già verrebbe da chiedersi perché, se nello stesso bollettino due determine molto meno importanti di attribuzione di “incarichi di specifica responsabilità” sono state pubblicate per intero. Ma alla Sanità e alle Attività produttive devono essere dei fanatici della trasparenza, se per 200 euro in più sulla busta paga mettono in mostra per intero il procedimento seguito. Una posizione organizzativa come quella assegnata all’ex collaboratore del presidente Vito De Filippo ne vale poco meno di 800 in busta paga, secondo fonti bene informate, circa 12mila lordi all’anno secondo i sindacati. Da sommare ai 21mila e rotti – sempre lordi – che spettano a un impiegato di categoria D1. In altri termini: un ritocco al rialzo sullo stipendio di quasi il 60%. A tempo determinato. Non c’è dubbio. Eppure a via Verrastro c’è chi giura di non averne mai vista una revocata, a differenza dei più miseri “incarichi di specifica responsabilità”.

Stando a quanto deciso in ultima istanza da Viggiano si ritiene, «secondo le indicazioni pervenute dal presidente De Filippo in qualità di responsabile delle direzione politica del dipartimento Ambiente», di poter procedere al conferimento del nuovo incarico per Brenna. «Possiede tutti i necessari requisiti – prosegue il testo della determina – nonché le attitudini e le capacità adeguate allo svolgimento dei compiti previsti». In realtà la delibera della giunta che nel 2009 ha individuato le posizioni organizzative da inserire nell’organico della Regione nella scheda dedicata alla numero 161 e alla voce «professionalità» riporta «non richiesta». Sotto, invece, per «funzioni e compiti» parla di: «iter procedurale, raccolta e tenuta sistematica di atti e documenti inerenti l’attività istituzionale dell’assessore; supporto operativo alle riunioni dell’assessore; monitoraggio degli atti proposti all’esame della giunta regionale nella sfera di competenza dell’assessorato; interfaccia con gli uffici del dipartimento, della giunta e del consiglio regionale; gestione calendario e agenda degli impegni istituzionali dell’assessore; istruttoria della corrispondenza personale dell’assessore». In due parole «segreteria particolare». Un incarico fiduciario, che per questo viene attribuito «senza ricorso a procedure di comparazione», come quello meno remunerativo che svolgeva fino al 15 giugno nella segreteria del presidente. Eppure di mezzo ci passa “rimborsopoli”, ed è quanto dire. Perché è proprio Brenna il teste chiave della difesa di De Filippo, accusato di falso e peculato a causa di 6 fatture per l’acquisto di francobolli, disconosciute dalla titolare della rivendita a cui sono intestate, prima di una retromarcia che è costata a lei e al padre, titolare di un’altra rivendita di Potenza, l’accusa di false informazioni al pm con l’aggravante di «aver commesso il fatto per assicurare l’impunità» del governatore dimissionario.

A parlare di Brenna agli inquirenti era stato proprio il due volte presidente sentito – su sua richiesta – il 3 giugno, negli uffici dell’aliquota di pg dei carabinieri. La determina del direttore generale dell’ambiente è del 4, meno di 24 ore dopo, quando il Quotidiano riportava già il suo nome come il collaboratore “accusato” del “pasticcio” dei francobolli. Poi come c’era d’aspettarsi Brenna è stato convocato a sua volta, ma le spiegazioni fornite non devono aver convinto gli investigatori che hanno interrotto l’interrogatorio avvisandolo di nominarsi un avvocato. Anche per lui oggi l’accusa è di false informazioni al pm. Invece la nota con cui De Filippo ha proposto la sua promozione è del 28 maggio, 5 giorni prima del suo incontro con finanza e carabinieri. Altro che pasticcione insomma. Almeno stando al senso comune di un promozione.

Non è la prima volta che il nome di Brenna balza all’attenzione delle cronache assieme a quello di De Filippo. Nel 2004 infatti, per alcune intercettazione in cui si parlava di assunzioni pilotate in una ditta impegnata nelle pulizie di varie aziende sanitarie lucane, entrambi erano stati coinvolti nell’inchiesta Iena2 sulle infiltrazioni del clan Martorano nell’economia e gli appalti della regione. Dopo il clamore della notizia emersa con gli arresti per più di 50 persone,  Brenna era stato allontanato dalla cerchia ristretta dell’allora assessore alla sanità De Filippo, e ha dovuto attendere gennaio del 2009 per essere prosciolto. Poi è tornato a fianco del presidente – la sua posizione si definì subito con un’archiviazione – che all’epoca studiava ancora la sua ricandidatura alla guida della Regione.

l.amato@luedi.it

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