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POTENZA – La conferma arriva dal parlamentare lucano, Cosimo Latronico: sta per chiudersi l’iter del nuovo accordo per il petrolio lucano, quello che la Basilicata aspettava da tempo. Ma  i risultati, per certi aspetti, potrebbero rivelarsi non completamente all’altezza delle aspettative. La firma del decreto ministeriale per l’attuazione dell’articolo 16 del Dl  Liberalizzazioni, che porterà in regione due miliardi di euro freschi freschi da aggiungere al regolare flusso delle royalty, dovrebbe arrivare a breve. E questa, intendiamoci, è un’ottima notizia. Quello che forse, invece, non tutti si aspettavano è che la Basilicata, se non proprio espropriata della gestione di tali risorse, dovrà comunque fare i conti con il Mise e in verità non solo con quel ministero. E’ proprio il deputato del Pdl, in una replica alla notizia pubblicata ieri dal Quotidiano,  a fornire i dettagli dell’operazione.  Materialmente l’attuazione dei contenuti del Memorandum è affidato allo strumento dell’accordo istituzionale di sviluppo. Una sorta di cabina di regia in cui la Regione non sarà l’unico soggetto a poter decidere  come investire le risorse aggiuntive. Porterà le sue proposte, ma altrettanto faranno anche ministeri e concessionari statali come Anas e Ferrovie. La regione – spiega ancora Latronico – avrà, però, parere vincolante. Ma la pianificazione sarà sempre e comunque frutto di concertazione sovra regionale. Tutte le scelte in merito ai quei progetti di sviluppo infrastrutturale e occupazionale e di crescita dei territori per l’insediamento di nuovi impianti produttivi dovranno passare inevitabilmente per Roma. Non è chiaro se la classe dirigente lucana avesse la piena consapevolezza di questo quando, nel 2011 – Pd e Pdl insieme – facevano partire l’operazione Memorandum. Ma c’è un altro aspetto che non torna se si prova a tirare le somme tra aspettative e risultati. Due miliardi di euro sono tanti, tantissimi. Ma qualcuno aveva provato a portare a casa di più.

Solo qualche mese fa lo stesso presidente De Filippo parlava di tutt’altra cifra. Citando le previsioni del Governo, contenute nella relazione di accompagnamento all’articolato, calcolava nuove risorse per investimenti pubblici in Basilicata pari a un valore di 6 miliardi di euro. Quindi, all’appello mancherebbero ben 4 miliardi di euro. Il doppio di quelle che effettivamente arriveranno in Basilicata. I conti, stando così le cose, non tornerebbero. Ma al momento la questione più importante in vista della ormai prossima firma dei decreti attuativi del Memorandum è come concretamente verrà realizzata questa concertazione istituzionale sulla programmazione della spesa delle risorse. E soprattutto con quali consuguenze per la Basilicata. Per Antonio Autilio e Vittorio Prinzi, la regione dovrebbe addirittura battersi per evitare la centralizzazione delle competenze. «Un passo indietro che non possiamo consentirci, sostengono i due consiglieri, rispettivamente regionale e provinciale,  che spingono in direzione completamente opposta: la proposta del governatore di chiedere alla Commissione Europea e al Governo una “sorta di specialità” a favore della Regione. E che per altro, oltre a rivendicare protagonismo territoriale nelle decisioni, lanciano un allarme: per le infrastrutture in Basilicata ci sono già previsioni di investimenti contenute nel Piano di Azione Sud e in altri programmi straordinari per il Mezzogiorno. Il rischio che si corre è: «Niente fondi straordinari e solo dall’articolo 16».

C’è poi un problema su tutti, a cui fanno riferimento il consigliere socialista Rocco Vita ed Egidio Digilio: questa importantissima partita sta per chiudersi in un momento di debolezza estrema per la Basilicata, privata com’è della sua autorevolezza istituzionale. Ecco perché – secondo l’ex senatore di Futuro e libertà – bisogna farsi avanti subito con le proposte ben chiare per lo sviluppo della regione. E lui ne individua due: l’ammodernamento-rifacimento della SS 407 Basentana che rischia l’interruzione per diversi tratti, con disagi facilmente immaginabili e l’alta velocità per la linea ferroviaria Taranto-Metaponto-Potenza sino a Salerno. «Ci vuole – sostiene – una chiara strategia che faccia della gestione e della spesa ordinarie elementi di discontinuità con quanto è accaduto sinora con il P.O. Val d’Agri e i 350 milioni di euro di royalties disseminati in tanti rivoli senza produrre né posti di lavoro stabili e duraturi, né sviluppo e né benessere sociale». Le opinioni, a casa nostra, al momento rimangono le più disparate. Ma presto la Basilicata dovrà fare i conti con orientamenti e scelte assunte altrove.

m.labanca@luedi.it

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