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POTENZA – L’annuncio del neo presidente della Giunta regionale, Marcello Pittella, che fa sapere di essere pronto a mettersi a lavoro dopo aver smaltito stanchezza ed emozioni della campagna elettorale, incrocia la notizia del giorno relativa alla programmazione dei fondi europei per il nuovo settennio 2014-2020, ovvero la priorità assoluta di cui dovrà occuparsi il nuovo esecutivo. Ma non si tratta di una novità positiva per l’Italia, la cui posizione, sostenuta pure da Spagna e Portogallo, non è passata a Bruxelles. La linea del rigore di Germania e altri paesi membro del Nord vince. Il nuovo regolamento sui fondi Ue approvato dall’Europarlamento include la cosiddetta “macrocondizionalità”. Che in pratica prevede di bloccare gli esborsi agli Stati con deficit eccessivo e altri squilibri macroeconomici. Quindi, regole più rigorose per rientrare nelle misure di austerità imposte da Bruxelles. Che non fa bene all’Italia e soprattutto alle Regioni maggiormente “dipendenti” dai trasferimenti europei, come la Basilicata, che a dispetto delle previsioni, è finita nuovamente tra le zone ex obiettivo 1. Il ministro della Coesione territoriale, Carlo Trigilia, annuncia battaglia, prospettando la possibilità per il Consiglio dei governi di respingere a maggioranza la richiesta della Commissione di applicare la sanzione. Anche se bisognerà comunque tener conto del peso della Germania. 

Nel frattempo, per quanto la nuova programmazione sia ormai impellente, bisognerà inevitabilmente fare i conti con il nuovo orientamento dello Stato. Lo stesso ministro Trigilia, qualche settimana fa, in occasione della presentazione del rapporto Svimez, si era espresso a favore di una sorta di “esproprio” alle regioni della competenza alla programmazione. Continuando su un percorso in verità  già intrapreso dal suo predecessore, Fabrizio Barca e che ha già portato al varo dell’Agenzia  centrale per la coesione. Posizione rispetto alla quale si è espresso a favore anche lo stesso Svimez. Che nell’ultimo rapporto fotografa un Sud Italia ancora più lontano dal resto d’Europa. Dunque la proposta che si fa largo è quella di cornice nazionale entro la quale inquadrare i singoli interventi delle Regioni. Questo per superare la lacunosa gestione da parte degli enti territoriali che nonostante il fiume di fondi comunitari giunti in questi anni, o non sono riusciti nemmeno a spenderli (non è questo il caso della Basilicata) o l’hanno fatto ma senza conseguire evidenti risultati in termini di sviluppo (e in questo caso l’esempio di casa nostra può dire molto). In questo complesso quadro dovrà quindi muoversi il nuovo esecutivo. Cercando di capire innanzitutto innanzitutto quali saranno gli spazi entro i quali potersi muovere, in vista delle nuove indicazioni che arriveranno da Bruxelles e da Roma. 

Una cosa è certa: la  prossima programmazione dovrà superare i limiti che hanno contraddistinto la precedente. E che anche in Basilicata, sempre promossa nel paragone con le altre regioni del Mezzogiorno in fatto di capacità di spesa,  hanno prodotto grossi paradossi di sviluppo. Ricette assolute non ce ne possono essere, dato il quadro ancora tutto da definire in cui ci muoviamo. Nei mesi scorsi, Cgil, Cisl e Uil, nell’ambito delle proposte inserite nel piando del lavoro redatto dei sindacati, avevano indicato alcune priorità. Soprattutto in termini metodologici:  pochi assi sui cui intervenire in maniera massiccia. Lo stesso  ha fatto il cartello di associazioni datoriali “Pensiamo Basilicata” che raccoglie gran parte delle piccole e medie imprese lucane, in quella agenda sottoposta ai candidati presidente prima del voto. Il presidente Paolo Laguardia è partito proprio dalle recenti parole del ministro al ramo nel corso della presentazione del rapporto Svimez per denunciare l’utilizzo poco efficacie delle risorse. E proporre Per una nuova mappa lucana della programmazione che circoscriva con maggiore nettezza le azioni a sostegno della modernizzazione e dell’innovazione del sistema produttivo. Attraverso  interventi più selettivi rispetto al passato, ma anche e soprattutto, maggiormente rispondenti alle caratteristiche del territorio e alle effettive esigenze delle imprese. E’ da valutare positivamente la casualità per la quale la nuova programmazione coincide con l’insediamento della nuova Giunta. Ma la partita è al momento troppo fumosa e ancora più complessa di quanto lo sia stata fino a ora.

m.labanca@luedi.it

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