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Arnaldo Lomuti e Angelo Chiorazzo

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POTENZA – E’ rivolta nel Movimento 5 stelle della Basilicata contro il Pd e il tentativo di imporre a un’eventuale coalizione giallo-rossa il suo candidato governatore, Angelo Chiorazzo.

A mettere nero su bianco il disappunto per la gestione del cantiere di un possibile fronte anti centrodestra, in vista delle elezioni regionali di inizio 2024, sono stati 4 dei 6 gruppi territoriali del Movimento attivati nei mesi scorsi in Basilicata, nell’ambito della riorganizzazione complessiva del partito. Ovvero i gruppi: “Vulture 2”, “Vulture 1”, “Metapontino” e “Val d’Agri”.
Silenzio, invece, dai gruppi “Matera” e “Area Sud”, che già nelle scorse settimane si erano distinti per un certo favore concesso al re delle coop bianche lucane, Chiorazzo.

In un documento congiunto i ribelli pentastellati ricordano di aver creduto in «un’alleanza di campo largo con le altre forze politiche, a patto che fosse basata sulla lealtà, sulla costruzione e sulla visione per il futuro della Basilicata».
Quanto accaduto in seguito, tuttavia, avrebbe tradito la fiducia concessa nelle discussioni organizzate dal coordinatore regionale del Movimento, Arnaldo Lomuti.

«Da diverse settimane – si legge nel documento congiunto – assistiamo prima alla costruzione di una fantomatica lista del laicato cattolico palesemente creata a tavolino, che già porta in dote un candidato presidente (per di più in conflitto d’interesse, come da Proposta di Legge presentata da Conte); poi alla sottomissione dei dirigenti del Partito democratico che, sempre a tavolino, decidono non solo di fare propria quella “dote” ma anche di proporla all’intera alleanza che si prova, con fatica, a costruire, invece di lavorare su tavoli programmatici».

Per i 4 gruppi territoriali in rivolta, quindi: «questo modus operandi, oltre ad apparire “sgamato” sia inaccettabile e tipico della vecchia politica, dunque incompatibile con la logica di un’alleanza che doveva essere fondata sul dialogo e sul rispetto. Un atteggiamento che non solo non ci rende protagonisti, ma neanche partecipanti nella costruzione di un campo largo e progressista, provando a far diventare il M5S lucano mero porta-voti».

«Stiamo probabilmente dimenticando – insistono i ribelli – le richieste di cambiamento e di partecipazione dei cittadini lucani che, stanchi di queste logiche, hanno dimostrato nelle ultime elezioni politiche e regionali di preferire il Movimento 5 stelle come forza di governo, proprio per il suo approccio innovativo e trasparente».

Di qui la richiesta «di sostenere la nostra proposta di superare l’idea di restare “a tutti i costi” nel campo largo e, dopo aver dato il nostro contributo alla scrittura del programma di procedere alla votazione interna del candidato presidente del M5s, che consentirebbe di scegliere il rappresentante più adatto a guidare il cambiamento in Basilicata, in modo democratico e partecipato, a differenza di ciò che sta avvenendo».

Infine l’annuncio sulla trasmissione del documento con le loro rivendicazioni «ai coordinatori regionali e nazionali del M5s, affinché rispettino la volontà della base e avviino il processo di consultazione degli iscritti». Un chiaro tentativo, quest’ultimo, di neutralizzare eventuali sponde romane dell’imprenditore di Senise, forte di una conoscenza personale anche dell’ex premier e capo politico del Movimento, Giuseppe Conte.

«Siamo convinti – si conclude il documento – che solo con una candidatura unitaria e condivisa dal basso si possano incarnare principi e valori da portare alla prossima sfida elettorale, per dare una svolta alla Basilicata. Delle iniziative studiate a tavolino, così come dell’opportunismo e la voglia riciclarsi dei soliti noti personaggi, la Basilicata non ha bisogno».

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