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La tentazione della rottura solletica M5s a sinistra e FdI a destra: vacilla l’unità delle rispettive coalizioni in vista delle Regionali in Basilicata, l’ultimo sondaggio di Ipsos conferma la crescita di meloniani e pentastellati

POTENZA – Il Movimento 5 stelle resta il primo partito in Basilicata e nel resto del Sud per consensi potenziali, e il secondo dietro Fratelli d’Italia per intenzioni di voto “secche”. Inoltre il suo elettorato si conferma il meno propenso, in assoluto, a ricollocarsi. A differenza di quello di altri partiti maggiori come Lega e Pd.

È un dato significativo, in vista delle elezioni regionali di inizio 2024, quello che emerge dall’ultimo sondaggio della Ipsos di Nando Pagnoncelli pubblicato dal Corriere della Sera. Un monito inequivocabile per quanti, a sinistra, da settimane si esercitano nel tentativo di immaginare una coalizione attorno alla candidatura a governatore del re delle coop, Angelo Chiorazzo, che faccia a meno del Movimento “ufficiale”. Grazie al sostegno di una pattuglia di attivisti e portavoce in “libera uscita”. Ma anche la conferma, per i meloniani, della possibilità di neutralizzare persino le spaccature prospettate in questi giorni di febbrili trattative in vista del voto. In particolare in Sardegna, dove al momento il centrodestra, così come il centrosinistra, appare diviso nel sostegno a due diversi candidati governatori: l’uscente Christian Solinas, sostenuto da Lega e Psd’az, e il meloniano Paolo Truzzi.

REGIONALI IN BASILICATA, LO STATO DELL’UNITÀ DELLE COALIZIONI: IL CENTRODESTRA

Se la coalizione immaginata 30 anni orsono da Silvio Berlusconi sopravviverà, o meno, al primo appuntamento elettorale importante dalla morte del suo fondatore, si capirà a breve. Subito dopo Natale, infatti, il leader del Carroccio Matteo Salvini aveva dichiarato pubblicamente la necessità di un accordo, non oltre i primi giorni dell’anno nuovo capodanno, sulla Sardegna e di conseguenza sulla Basilicata, dove in gioco ci sono la candidatura dell’uscente Vito Bardi, in quota Forza Italia, o di un meloniano tipo l’assessore all’Ambiente Cosimo Latronico, o il coordinatore regionale Piergiorgio Quarto. Anche perché oltremare la data del voto è stata già fissata a fine febbraio, e nel giro di tre settimane vanno chiuse liste e candidature.

LA COMPLESSITÀ DELLA SITUAZIONE DEL CENTROSINISTRA

Apparentemente più complessa, invece, la situazione del centrosinistra in Basilicata, dove una data del voto ancora non c’è. Da mesi, infatti, i partiti di una possibile nuova coalizione a guida Pd-M5s non paiono in grado di accordarsi su nulla, mentre un pezzo importante del Pd ha già sposato la causa di Chiorazzo. Tra oggi e domani, comunque, qualche segnale potrebbe arrivare in considerazione dell’evento organizzato da Chiorazzo giovedì a Matera.
L’obiettivo dei vertici regionali pentastellati, infatti, sarebbe quello di evitare un bis di quanto accaduto il 17 dicembre a Potenza. Col sindaco della città dei Sassi, Domenico Bennardi, il consigliere regionale Gianni Leggieri, e l’ex sottosegretaria Mirella Liuzzi, seduti tra le prime file nonostante la linea della “non partecipazione” concordata dagli stessi vertici regionali e nazionali del Movimento.

MOVIMENTO CINQUESTELLE AGO DELLA BILANCIA

Tra le ipotesi che circolano in queste ore c’è quella di un nuovo incontro a distanza come quello di inizio dicembre, a cui ha preso parte anche il capo politico del Movimento in persona, l’ex premier Giuseppe Conte.
L’impressione, quindi, è che il risultato della discussione possa andare ben oltre un’indicazione rispetto alla partecipazione, o meno, all’evento inaugurale della campagna elettorale di Chiorazzo a Matera. Anche perché per quanto resti incerta la data del voto in Basilicata non è stata nemmeno ancora avviata la procedura per la formazione della lista degli aspiranti a un seggio in Consiglio regionale del Movimento. A differenza che nelle altre due regioni dove si andrà al voto agli inizi del 2024. Vale a dire in Abruzzo e in Sardegna.

Da capire c’è soprattutto se Conte insisterà nel proporre Chiorazzo, o darà indicazioni per andare oltre, e proporre al Pd un metodo diverso dalle primarie, già scartate dai 5 stelle, per individuare un candidato governatore capace di tenere unito il “campo giusto” per sconfiggere il centrodestra. Se dovesse concretizzarsi quest’ultima ipotesi, però, ci sarebbe da attendere la reazione dello stesso Chiorazzo, che in questi giorni si è mostrato determinato ad andare avanti nonostante tutto. Uno scenario che potrebbe riprodurre, ancora una volta, quanto sta avvenendo in Sardegna. Dove il candidato ufficiale del “campo giusto”, la pentastellata Alessandra Todde, deve fare i conti con un dissidente Pd come Renato Soru, in corsa per un nuovo mandato da governatore col sostegno di un pezzo importante del partito ribellatosi alla scelta dei suoi vertici regionali e nazionali.

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