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La costituzione di un comitato referendario ed una proposta per modificare la legge elettorale in senso uninominale con la divisione del territorio regionale in diciassette collegi e la volontà di scegliere direttamente gli eletti dando una rappresentatività reale a tutto il territorio dai capoluoghi alle diverse aree delle due province di Potenza e Matera.

E’ l’idea che sta portando avanti l’ex consigliere regionale Pasquale Di Lorenzo che dovrebbe essere nel prossimo mese di settembre tra i promotori di una proposta referendaria che nel solco di quanto previsto dallo statuto regionale agli articoli 17, 18 e 20 possa di fatto modificare la legge elettorale regionale nella speranza che (così come previsto per il referendum approvativo all’articolo 20 dello statuto) sia lo stesso Consiglio regionale una volta verificata l’ammissibilità e la compatibilità della proposta a farla immediatamente propria abbreviando dunque i tempi che comunque non dovrebbero andare oltre il 2024 cioè entro un anno dalla presentazione e i sei mesi dall’eventuale nuova votazione per il referendum stesso.
Ma proviamo a ripercorrere nel dettaglio procedure e metodo prima e poi il merito della nuova proposta.

LE PROCEDURE E I TEMPI

Innanzitutto nel prossimo mese di settembre dovrà essere costituito il nuovo comitato e individuata una proposta articolata e ben definita, articolo per articolo, che dovrà essere sottoposta alla commissione di garanzia per la sua ammissibilità.
Una volta ammessa si potrà procedere con la raccolta in tutta quanta la regione di 5000 firme oppure il sostegno dei consigli comunali che rappresentino un ventesimo degli elettori e i due enti di area vasta.
La proposta potrà anche essere sottoposta a referendum approvativo che segue tempi, limiti e procedure di quello abrogativo.

Sarà sottoposta, prima di effettuare il referendum al presidente della Regione e da questi al Consiglio regionale per un esame. Se entro 90 giorni verrà approvata entrerà in vigore immediatamente altrimenti se non verrà approvata o recepita con una legge si indirà il referendum che non scadrà con il termine della consiliatura e che dunque si terrà entro il 2024.

IL MERITO DELLA PROPOSTA

Il presidente della Regione eletto rimarrebbe colui che ha riportato complessivamente più voti ma il sistema elettorale cambierebbe con la divisione della Regione in 17 collegi uninominali con una popolazione di circa 33mila persone per ogni collegio. Da ognuno di questi collegi che andrebbero a rappresentare tutta quanta la regione uscirebbe eletto un consigliere regionale, il più votato nel collegio per un totale di 17 consiglieri, più un premio di maggioranza di 3 consiglieri comunali collegati al presidente eletto che permetterebbe comunque di avere una sorta di premio di maggioranza per garantire una certa governabilità.

Il territorio regionale dovrebbe essere diviso in collegi, è probabile che i due capoluoghi per la popolazione che hanno riuscirebbero ad avere due rappresentanti ciascuno ma anche gli altri territori potrebbero contare maggiormente su una propria rappresentatività. Senza esclusione alcuna.

All’interno delle liste su base circoscrizionale (due comunque sarebbero le circoscrizioni) dovrebbe essere garantita la proporzione di genere entro il limite del 60 e 40.

Si tratterebbe evidentemente di una scelta composita che consentirebbe agli elettori (questa la ratio della norma) di poter scegliere direttamente il proprio candidato a consigliere e legare maggiormente il consigliere scelto al territorio per il quale è stato indicato con l’intenzione di aumentare e migliorare la rappresentatività politica all’interno del consiglio regionale elevando al contempo anche il livello del dibattito politico in corso.

Alla vigilia di un appuntamento elettorale come quello della prossima primavera questa proposta, questa anche l’intenzione dei promotori a cominciare da Di Lorenzo, sarà certamente elemento di confronto e di discussione che potrà essere realizzata se recepita immediatamente sin da subito oppure dibattuta all’interno della campagna elettorale come elemento dirimente di scelte anche rispetto alla centralità dei partiti e della politica o dei cittadini rispetto alle scelte che dovranno essere fatte.

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