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Vito Bardi

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POTENZA – L’allarme per un possibile incremento, da parte del governo, del flusso di migranti accolti in Basilicata, dopo la chiusura della centrale del Mercure e il «collasso» della sanità lucana. E’ diventato questo l’ultimo terreno di scontro tra i meloniani lucani guidati dal senatore Gianni Rosa e il governatore Vito Bardi.

Ad accendere la miccia sono state le dichiarazioni con cui il presidente della giunta regionale si è detto contrario all’ipotesi di un maggiore coinvolgimento della Basilicata nella gestione dei nuovi ingressi sul territorio nazionale, evidenziando che a oggi la sua regione è già la seconda in Italia, dopo il Molise, per numero di migranti accolti in rapporto alla popolazione. Dichiarazioni alle quali è seguita, a stretto giro, una replica piccata del senatore Rosa, del deputato Aldo Mattia, e dei commissari provinciali di Potenza e Matera dei meloniani, Giuseppe Giuzio e Augusto Toto, ormai in aperta contrapposizione al governatore uscente e determinati a ostacolarne le ambizioni a un secondo mandato.

In silenzio, invece, il coordinatore regionale del partito, Piergiorgio Quarto. «Apprezziamo l’impegno di Bardi a sottoporre al Ministro Piantedosi le questioni relative all’accoglienza dei migranti in Basilicata. Magari lo avesse fatto prima quando, in conferenza Stato-Regioni, si è discusso dello stato di emergenza, accettato anche dalla Basilicata, e dei nuovi criteri di assegnazione, su cui c’è stata un’apertura all’unanimità della Conferenza». Così ieri in una nota congiunta
«La questione – ricordano gli esponenti lucani del partito della premier – risale a marzo – aprile scorso e mentre sindaci e presidenti di regione del centrosinistra hanno fatto sentire il loro strumentale dissenso, la Basilicata sembrava avere tutto sotto controllo. Non si comprendono, quindi, le preoccupazioni che, solo oggi, Bardi manifesta».

«La questione – insistono i meloniani – è complessa e su questo non c’è dubbio. Non si tratta di una situazione come quella creata da Pittella che, nel 2016, si era esposto chiedendo una quota maggiore di migranti ritenendola una soluzione allo spopolamento. Si tratta, invece, di uno stato di emergenza, dichiarata dal Governo Meloni già alcuni mesi orsono, con tanto di nomina di un commissario straordinario e a cui la Basilicata ha aderito. Stato di emergenza che nelle regioni virtuose ha consentito di attivare le procedure accelerate e derogatorie per creare adeguate strutture di accoglienza».

Rosa, Mattina, Giuzio e Toto contestano anche le ricostruzioni sul nuovo criterio di ripartizione dei richiedenti asilo che sarebbe stato approntato dal governo, col superamento del rapporto ottimale tra il numero di accolti e di residenti e il trasferimento di un numero maggiore di richiedenti asilo nei territori a minore densità abitativa, come la Basilicata e la Sardegna.

«Secondo il vecchio criterio – spiegano – la Basilicata dovrebbe ospitare 877 migranti: 500 per la provincia di Potenza e 377 per il Materano. Invece, ci sono 2.453 migranti accolti: 733 nella rete Sai (Sistema Accoglienza Integrazione) e 1.720 nei centri di accoglienza. Su 100.000 migranti arrivati in Italia, alla Basilicata, applicando il solo criterio della popolazione, spetterebbe una quota di 1.000. Con il nuovo criterio, l’aumento non sarebbe mai possibile in termini di “migliaia” di migranti, come frettolosamente annunciato da Bardi».

«Inoltre – spiegano ancora i meloniani -, la circolare tanto criticata dalla sinistra prevede di “disporre la cessazione delle misure di accoglienza per i soggetti che abbiano ottenuto il riconoscimento della protezione internazionale anche nelle more della consegna del conseguente permesso di soggiorno”. In tal modo, oltre a ripristinare lo stato di legalità nei confronti di quei soggetti che occupano i centri non avendone diritto, si realizza anche uno svuotamento dei centri stessi. In Basilicata, dunque, quei 1.720 diminuiranno di conseguenza».

Rosa, Mattia, Giuzio e Toto si dicono anche certi che a settembre i ministri di Interno e Difesa daranno «un’accelerata ai rimpatri e si cercherà si mettere un freno alla situazione emergenziale». «Perché dobbiamo ricordarlo – concludono i meloniani -, a quanto pare anche a Bardi, che si stratta di una situazione di emergenza, che il Governo Meloni sta cercando di risolvere con tutti i mezzi a disposizione, incluso l’accordo con la Tunisia che ha bloccato l’arrivo di altri 40.000 migranti».

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