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Vito Bardi

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SAREBBE stato formalizzato lunedì pomeriggio a Roma il no al Bardi bis di Fratelli d’Italia e Lega. E’ questa l’indiscrezione lanciata, ieri, dal Fatto Quotidiano sui contenuti della discussione tra gli esponenti dei vari partiti della coalizione di centrodestra in occasione del primo confronto riservato dedicato alla prossima tornata elettorale. In primavera, infatti, si voterà in Basilicata e in altre 4 regioni già amministrate dal centrodestra come Abruzzo, Piemonte, Sardegna e Umbria, più 3.800 comuni. Inclusa Potenza e altri 5 capoluoghi di regione.

Alla Camera si sono incontrati il ministro dell’Agricoltura, della sovranita’ alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida e il responsabile dell’organizzazione di Fdi Giovanni Donzelli, Roberto Calderoli e Alessandra Locatelli per la Lega, Francesco Battistoni e Maurizio Gasparri per Forza Italia, Maurizio Lupi per Noi moderati e Lorenzo Cesa per l’Udc.

Rispetto alle candidature da definire i meloniani avrebbero avanzato fin da subito la richiesta di un riequilibrio delle forze in campo. Nel 2019, d’altronde, Fratelli d’Italia aveva percentuali molto più basse di quelle che registra adesso, e di fatto può vantare un solo governatore tra i 5 con il mandato in scadenza nei prossimi mesi, l’abruzzese Marco Marsilio. Di qui la richiesta di far correre un loro esponente in Sardegna al posto del presidente uscente, il leghista Christian Solinas, che invece aspirerebbe a un ulteriore mandato.

In seconda istanza dai Fratelli d’Italia sarebbe arrivato anche il no a una ricandidatura del presidente uscente della giunta regionale della Basilicata, Vito Bardi, individuato 5 anni fa in quota Forza Italia. Un “no” quello al Bardi bis, che avrebbe trovato d’accordo anche la Lega, lasciando a Gasparri il difficile compito di abbozzare una difesa del “suo” governatore.

Parrebbero destinati a una conferma alla guida della coalizione, invece, gli altri 3 governatori in scadenza: il meloniano abruzzese Marsilio; il forzista piemontese Alberto Cirio; e la leghista umbra Donatella Tesei.

Sul Fatto Quotidiano si evidenzia anche la possibilità che alla fine nelle regioni al centro della contesa, Sardegna e Basilicata, possano restare prerogativa, rispettivamente, di Lega e Forza Italia, ma con un candidato governatore diverso dall’attuale. Un po’ come avvenuto in Molise dove gli azzurri sono stati costretti da Lega e FdI a sacrificare l’ormai ex governatore, Donato Toma, a loro inviso, e a indicare un altro nome. E’ evidente, tuttavia, che un’operazione del genere contrasterebbe col riequilibrio dei rapporti di forze richiesto dai meloniani.

Laddove a questi ultimi fosse concessa la Sardegna, quindi, si potrebbe piuttosto immaginare che i leghisti provino a rifarsi proprio in Basilicata rispetto all’alleato, Forza Italia, che più si è indebolito negli ultimi anni, eppure conta ancora 2 regioni delle 5 che andranno al voto. Incluso il Piemonte, dove il bis di Cirio non è in discussione, che è una regione che per numero di abitanti ed economia “pesa” da solo più delle altre 4 messe assieme.

Nei mesi scorsi l’opposizione a un secondo mandato di Bardi era stata esplicitata in più occasioni dagli esponenti del Carroccio lucano, ma soprattutto dei Fratelli d’Italia.

A pesare nei rapporti tra il governatore e il partito della premier sono state diverse, oggettive difficoltà nell’azione amministrativa del governo di via Verrastro. In particolare nella sanità. Non si sono mai del tutto rimarginate, d’altra parte, le ferite per l’estromissione dalla seconda giunta Bardi, a marzo dell’anno scorso, solo in parte “curate” con un rapido ulteriore rimpasto e la nomina di due assessori meloniani.

Ai sostenitori del generale, pertanto, non era rimasto che sperare che le ostilità fossero confinate a livello locale. Speranza che le parole di Donzelli e Lollobridiga di lunedì avrebbero sostanzialmente demolito.

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