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L’intervento di Bardi martedì in Consiglio regionale

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POTENZA – Sarà una mozione di sfiducia la risposta di Partito democratico e Movimento 5 stelle all’appello di Bardi per una convergenza su «provvedimenti di interesse generale», che consenta il prosieguo della sua amministrazione, ormai priva di una evidente maggioranza consiliare. I renziani di Italia viva, invece, si dicono pronti a sostenere «governo tecnico di salute pubblica» che sostituisca la giunta appena nominata. Così all’interno di quello che resta del centrodestra c’è già chi manda segnali di insofferenza alla presidenza della Regione, rispetto a qualunque ipotesi diversa dalla prosecuzione dell’attuale governo di minoranza. Ben conscio del peso politico crescente acquisito da ogni singolo voto ancora a disposizione del governatore.

Sono state altre ore di consultazioni febbrili e trattative quelle di ieri, dopo l’esplosione all’interno del parlamentino lucano delle tensioni irrisolte all’interno della non-più-maggioranza regionale dopo il rimpasto di giunta chiuso sabato scorso. Con lo scambio di accuse senza precedenti tra l’ex assessore alla Sanità Rocco Leone e il governatore Vito Bardi, che ha di fatto sepolto l’appello di quest’ultimo all’opposizione consiliare perché sopperisca, coi suoi voti, alle defezioni nel centrodestra uscito vincitore dalle elezioni regionali del 2019. Dopo lo strappo con lo stesso Leone e i due consiglieri di Fratelli d’Italia, Tommaso Coviello e Piergiorgio Quarto, legato alla mancata conferma nella giunta del Bardi bis del primo e del meloniano Gianni Rosa, che lascia il governatore e i suoi assessori con soli 10 voti su 21, meno della maggioranza consiliare necessaria per il prosieguo dell’amministrazione regionale.

Domani è prevista una nuova riunione dei capigruppo del parlamentino lucano per fissare una data per il prosieguo della discussione di martedì, interrottasi per l’abbandono dell’aula da parte di Bardi dopo lo scontro con Leone, e il voto sulla mozione di sfiducia annunciata dai giallo-rossi.

A meno di sorprese, comunque, se ne parlerà almeno la prossima settimana. Così anche i giorni a venire saranno inevitabilmente impegnati a valutare le varie ipotesi in campo, e il sostegno raccolto da ognuna. Dal prosieguo della legislatura con un “governatore-anatra zoppa”, privo di una sua maggioranza e costretto a contrattare ogni singolo provvedimento con i suoi e gli esponenti dell’opposizione; allo scioglimento immediato del Consiglio e il voto in estate. Passando per una serie di soluzioni intermedie come un governo regionale allargato sul “modello Draghi”, con in giunta dei tecnici, oppure esponenti di tutti i partiti; o un’“anatra zoppa rafforzata”, con la concessione della presidenza del parlamentino lucano all’opposizione; o ancora un governo di scopo a durata limitata per arrivare a elezioni anticipate nella primavera dell’anno prossimo. In concomitanza con le elezioni politiche.

Intanto nell’aula Dinardo continuano ad echeggiare le pesanti accuse di Leone a Bardi sulla gestione della sanità in questi tre anni. L’ex assessore ha evocato, in particolare, la solitudine avvertita negli uffici del dipartimento, durante i giorni più duri della pandemia. A causa dell’assenza dell’ex direttore generale, Ernesto Esposito, impostogli, a suo dire, proprio dal governatore.

Leone ha ricordato anche l’indifferenza con cui sarebbero state accolte le sue doglianze per la mancata ripartenza degli screening oncologici su un altro supermanager impostogli da Bardi, il direttore generale del Crob Gerardo Di Martino.

Ma i passaggi più duri sono stati sul tentativo di rimozione anzitempo del dg dell’Azienda sanitaria di Potenza, Lorenzo Bochicchio, che suscitò una clamorosa levata di scudi da parte di sindacati e amministrazioni locali.

«Lei – ha detto Leone rivolto al governatore – non mi ha chiamato per dirmi: “Guarda, il dottor Bochicchio si deve dimettere”. Se l’è chiamato e poi ha preteso da me che io facessi dimettere Bochicchio. Bochicchio, con tutti… ha fatto delle scelte che non erano in linea con la nostra amministrazione perché ha accelerato su alcuni concorsi, però aveva lavorato, potevamo aspettare la fine del mandato. E le colpe me le sono prese anche io».

Altro passaggio assai delicato, poi, è stato quello in cui ha rivendicato la scelta di nominare l’attuale dg del San Carlo, Giuseppe Spera, dopo una serie di vani tentativi di soppiantare il suo predecessore, Massimo Barresi.

«Quante volte io gli avevo detto che Barresi non era persona adatta a dirigere, a fare il direttore del San Carlo?» Ha insistito Leone. «E lei faceva finta di niente e la colpa era dell’assessore Leone».

Parole inaudite destinate a scavare un solco insuperabile all’interno dell’ex maggioranza, ma che da ieri hanno iniziato a suscitare scalpore anche all’esterno dell’aula del parlamentino lucano. A partire da tanti uffici del gruppo – Regione assai lesti nel percepire il vento che cambia, e nel prepararsi a un nuovo possibile avvicendamento ai vertici di via Verrastro.

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