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Leone mentre pronuncia la frase sull'assessore Marra

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POTENZA – Fino a «15 sedute» di sospensione anche per il consigliere regionale che si renda responsabile di «episodi di violenza verbale e non con particolare riferimento ai temi di genere».

C’è anche questo tra le proposte approvate, ieri, dal Consiglio regionale nella seduta speciale convocata per discutere di parità di genere dopo lo scandalo per le frasi sessiste indirizzate, in aula, dal consigliere meloniano Rocco Leone all’assessore alle Infrasrutture, Donatella Merra.

Il parlamentino lucano si è detto favorevole a una modifica dell’articolo 59 del suo regolamento, che prevede la sospensione da 2 a 15 giorni del consigliere che si rende responsabile di «tumulti o disordini nell’aula, o abbia trasceso ad ingiurie, minacce o vie di fatto», e che nel caso di Leone è rimasto inapplicato a causa di un’interpretazione restrittiva delle sue prescrizioni.

Quindi ha impegnato la giunta, attraverso una risoluzione: «a trasmettere preventivamente i disegni di legge depositati, i provvedimenti e gli atti di programmazione regionale che interessano direttamente e indirettamente la parità di genere, le politiche del lavoro, le politiche della famiglia, gli ambiti della formazione e dell’istruzione e ogni altro intervento che coinvolga la condizione femminile, alla Commissione regionale pari opportunità (Crpo) affinché la stessa commissione possa esprimere un parere e formulare proposte in merito».

E poi: «a sostenere finanziariamente un progetto di sensibilizzazione, formazione ed informazione, promosso dalla Crpo in collaborazione con l’Ufficio scolastico regionale e il dipartimento regionale di riferimento, sui temi della parità di genere nelle scuole di primo e secondo grado; a sensibilizzare, inoltre, tutte le amministrazioni interessate, affinché siano adottate le misure opportune e le azioni necessarie per la sottoscrizione di un nuovo Patto, che aggiorni ed attualizzi i temi della “Carta di Basilicata” al fine di realizzare una democrazia realmente paritaria».

Durante la discussione, in realtà, non erano mancati momenti di tensione, col consigliere “incriminato”, Leone, che si è difeso sostenendo di essere stato nei «fatti» al fianco di tante donne, anche ragazze madri, sostenute economicamente, e ha puntato il dito contro chi ha chiesto le sue dimissioni dal parlamentino lucano.

«Chi ha chiesto le mie dimissioni – ha domandato Leone – perché non è andato a controllare quella casa a Latronico (…) dove i ragazzi morivano di fame, dove c’erano donne vittime di violenza e io sono intervenuto come cittadino e mi sono fatto carico della famiglia?»

«Per una battuta che ho fatto e per la quale ho chiesto scusa – ha proseguito il consigliere regionale ed ex sindaco di Policoro – sono stato linciato, non può un episodio rendere una persona il peggiore uomo d’Italia: era una brutta battuta sulla quale ho chiesto scusa».

Leone ha citato anche una frase dell’imperatore Marco Aurelio secondo il quale, «nella vita non contano i pensieri e le parole, ma i fatti. Conta quello che noi facciamo tutti i gironi, la nostra testimonianza – ha aggiunto il consigliere – non i fiumi di chiacchere».

«Io ho sbagliato», ha ribadito diverse volte il consigliere nel suo intervento, aggiungendo: «Vogliamo parlare di tutela delle donne? Facciamolo. Io sposterei il tempo della maternità da tre mesi a un anno per dare alle mamme la possibilità di fare le mamme».

«Siamo d’accordo a tutelare e rispettare la donna con pari opportunità, ma iniziamo a farlo ognuno di noi nella vita di tutti i giorni e – ha concluso Leone – quando c’è qualcuno in difficoltà aiutiamolo, questa è testimonianza».

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