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Alcune gradinate rotte a viale Dante a Potenza

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POTENZA – «Basterebbe un fiore in un’aiuola, che costerebbe? Ma ogni persona così darebbe il proprio piccolo contributo a rendere più bella questa città. Che era una città carina, c’erano i giardini a XVIII Agosto, il centro storico era piccolo ma bellino, i fiori a Montereale. E lo dico ai giovani: anziché criticare e andarvene, datevi da fare».

La signora Raffaella ha 88 anni, vive a viale Dante e ieri mattina ha deciso, «dopo essermi andata a lamentare un sacco di volte al Comune», di chiamare il nostro giornale per esprimere tutta la sua rabbia. L’attore Alessandro Haber, in una conferenza stampa di qualche settimana fa per presentare il film “La notte più lunga”, non ha mostrato grande apprezzamento per la città: «è faticosa», ha detto tra le altre cose.

«Ed è vero – dice la signora – è davvero faticoso vivere in questa città. A volte penso che se fossi giovane anch’io andrei via: nessuno pulisce, è sporca. Le gradinate sono piene di foglie e rifiuti, i marciapiedi non li puliscono mai. In viale Dante un netturbino non lo vediamo da anni e se chiamiamo per segnalare che i marciapiedi sono pieni di rifiuti, ti rispondono che sono tutti impegnati per la differenziata. Ma quando svuotano i bidoni si accorgono che lasciano attorno tanta immondizia?».

Negli anni Sessanta uno psicologo eseguì un esperimento per osservare il comportamento dei cittadini in condizioni ambientali e sociali differenti. Nella prima fase mise una macchina senza targa nel Bronx e un’altra a Palo Alto, in California. In poco tempo l’auto nel Bronx venne saccheggiata, a differenza di quella in California, che rimase intonsa.

Nella seconda e ultima fase dell’esperimento, i risultati furono molto più sorprendenti: fu nuovamente posizionata un’automobile nei due diversi quartieri, ma questa volta con uno dei finestrini rotto. Entrambe le auto furono saccheggiate in pochissimo tempo. Il finestrino rotto costituiva per i cittadini un indizio di degrado e abbandono e quindi, in qualche modo, legittimava gli atti vandalici di chi si sentiva forte del fatto che probabilmente nessuno avrebbe controllato, viste le condizioni già compromesse dell’auto.

Nelle società di oggi questo comporta che una scarsa cura dell’ambiente circostante, dei palazzi, dei marciapiedi, dei mezzi e delle strade apra a un circolo vizioso e continuo, in cui sempre più individui ridurranno il senso di cura e di attenzione verso l’ambiente. Ed è per questo che la signora Raffaella chiede al sindaco Guarente più cura per questa città.

«Vorrei poi invitare il sindaco – continua – a ricordarsi che in questa città ci sono molti anziani. Anzi, se continuiamo così, rimarranno solo anziani. Ma è giusto che io paghi per le scale mobili e poi, con tutte le difficoltà che ho a muovermi, mi ritrovi le rampe ferme? E mi piacerebbe, qualche volta, poter prendere un autobus sapendo che percorso fa e a che ora passa. Un paio di giorni fa ci ho provato un’altra volta: alla fermata non c’è uno straccio di cartellone con orari, corse e percorsi. Dopo più di mezzora di attesa alla fermata ne passa uno, senza neanche un numero.

Per fermarlo mi sono dovuta quasi buttare in mezzo alla strada. Non si sapeva che percorso faceva e quando all’autista ho risposto che me ne dovrei andare in un’altra città, mi sono sentita rispondere anche: “Vada in un’altra città, che è meglio”. E il bello è che non si chiedono poi neppure perché gli autobus sono vuoti: le macchine sono ovunque, è evidente a tutti che i trasporti così non servono a nulla. Il sindaco, che è un ragazzo, dice che fra poco vedremo le corse scaricando una app: ma io ho 88 anni.

Lo sa il sindaco che non tutti siamo esperti con le nuove tecnologie? Che ci vuole a mettere un cartello alle fermate, come in tutte le grandi città? Ma siamo il capoluogo di regione o no? Perché io devo riconoscere che a Matera si sono dati un po’ più da fare, noi ci siamo accomodati. Eppure basterebbe che ognuno desse il proprio piccolo contributo perché questa città, che era così carina, torni a essere decorosa. Ormai sembra tutto abbandonato e ciò che mi fa ancora più rabbia è che nessuno si ribella o dice una parola, soprattutto tra i ragazzi».

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