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POTENZA – Tra sport e impiantistica. Uno dei temi di maggiore discussione in città, specie a giudicare dalla enorme mole di commenti che viaggiano veloci sulla rete, è quello riguardante i ritardi – da parte dell’amministrazione comunale – nell’esecuzione di alcuni lavori all’interno dello stadio Viviani.

La stagione calcistica sta per iniziare (ricordiamo che lunedì 30 arriva il Bari e ci sarà anche la diretta televisiva) e fa cattivissima mostra di sè lo stato a dir poco pietoso degli spogliatoi del Viviani e della strada che conduce ad essi, alle spalle delle panchine. Lì ci doveva intervenire il Comune, in tempi rapidi, stando alle dichiarazioni rese dall’amministrazione. Ma prima un clamoroso ritardo nell’approvazione del piano di gestione, poi una serie di ripicche sui tempi delle esecuzione, ha portato all’amara conseguenza che lo stato è quello penoso che imponeva interventi rapidi, indipendentemente da dove ricada la responsabilità.


A margine di tutto una serie di ripicche che lasciano intravedere anche una sorta di tensione politica che non si sopirà mai.
La morale è che il Potenza attende, il Comune accusa, la società si offre di farli a spese proprie, la struttura cade a pezzi e la figura che si fa come città che è stata eletta città europea dello sport del 2022 non è certo buona. Anzi, è a dir poco vergognosa.
In ordine di tempo l’ultimo incontro è stato quello che l’assessore allo sport Guma ha fatto con i delegati dal Potenza ai rapporti istituzionali, l’associazione “Potenza 1919” con Franco Pace e Laviero Cammarota.
Al netto della serenità e cordialità con la quale sono stati affrontati gli argomenti, che non c’è ancora un limpido punto di contatto è evidente. Durante la riunione, l’Assessore Guma ha chiarito: i lavori di manutenzione straordinaria (rifacimento – non semplice rullamento – della strada di accesso agli spogliatoi, dell’intonaco ammalorato sulla copertura tribuna e il piastrellamento delle docce) andavano realizzati dopo il 13 luglio (data di approvazione del Piano Esecutivo di Gestione, ossia data di disponibilità reale dei fondi comunali) anche nelle ore notturne per evitare disagi durante gli allenamenti. Si attendeva un accordo con il Potenza sugli orari e i giorni in cui le imprese avrebbero potuto eseguire i lavori.


«A tutt’oggi, il Comune sta ancora aspettando tale disponibilità da parte del concessionario. Disponibilità necessaria, da dichiarare in tempi congrui, poiché si tratta di lavori che hanno bisogno di tutto lo spazio possibile, di essere eseguiti in sicurezza e secondo la tempistica del procedimento amministrativo». E’ stato nel frattempo sistemato l’impianto audio. Dice la Guma: «L’impianto sportivo non è stato mai materialmente restituito nei mesi estivi al Comune, la qual cosa ha reso, di fatto, impossibile programmare ed eseguire in modo ordinato i lavori di manutenzione straordinaria. Il 6 maggio l’impianto era occupato e abbiamo dovuto rinviarne la restituzione a una altra data che non ci è stata mai comunicata».
L’amministrazione auspica una collaborazione, un confronto, rispetto istituzionale e corretta comunicazione, ma attacca: «Tuttavia, ho maturato l’idea che in alcuni casi il proprietario/Ente locale non debba attendere i tentennamenti dell’interlocutore, bensì decidere unilateralmente il da farsi, senza chiedere, confrontarsi e accordarsi».


Fatto sta che dalla riunione ancora non si è usciti con una data certa. Ed in più sorge spontanea una considerazione: non più tardi di 4 anni fa il Viviani divenne un cantiere per il rifacimento, tra le altre cose, anche degli spogliatoi. A distanza di così poco tempo ci rende amaramente conto che quei due milioni di euro spesi in quella circostanza (da un’altra amministrazione, però) sono stati miseramente buttati al vento.


Non è tardata la replica di Caiata che, presentandosi in conferenza stampa con una serie di pec scambiate con l’amministrazione, dice: «Senza alcuna polemica, i lavori me li faccio io a mie spese. Il Comune mi autorizzi a farlo e io procedo, senza dovermi interfacciare con nessuno». Se il patron presentasse ora una richiesta scritta e protocollata, allora sì che gli alibi finirebbero per tutti.

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