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POTENZA – Le pendenze sono sempre le stesse: le mensilità di gennaio e febbraio.
Poi, da aprile, gli stipendi sono arrivati. Ma l’incertezza è sempre dietro l’angolo e, infatti, il mese di agosto rischia di non arrivare.
I dipendenti della ditta Giuzio di Potenza vivono da decenni sul bordo del burrone.


Ora molti sono alla soglia della pensione, ma i brividi sono gli stessi. Le incertezze sul futuro sono le stesse. Con la costituzione dell’Api-Bas doveva cambiare tutto.
Almeno così gli era stato detto. La verità, parafrasando il Gattopardo, è che tutto è cambiato perché non cambiasse nulla.


E così, dopo aver chiesto un concreto intervento del prefetto, hanno annunciato un sit in di protesta in piazza Mario Pagano a Potenza, per il prossimo 6 settembre.
«Hanno nominato questo nuovo amministratore – spiegano – ma nei fatti non è ancora operativo. La ditta Giuzio ora ha rapporti con Acquedotto Lucano ma, come ci è stato spiegato nei giorni scorsi, le condizioni ora sono diverse».
Nei fatti si sono notevolmente ridotte le cifre.


Con l’Asi la ditta Giuzio aveva un contratto che prevedeva la gestione degli impianti di depurazione ma anche la pulizia strade delle aree industriali.
Un contratto che prevedeva introiti mensili per 250.000 euro. Cifre così importanti – ovviamente non sono le sole – che hanno, infatti, portato al fallimento dell’Asi.


Ma con quella cifra mensile – sostiene Giuzio – si potevano pagare gli stipendi dei circa 60 dipendenti.
Acquedotto, invece, non è interessato al pacchetto completo: la pulizia delle strade, l’illuminazione devono rimanere fuori.
E non a caso molti operai si sono trovati, nelle aree che prima gestivano, i lavoratori del Consorzio di Bonifica.
A interessare sono solo i servizi di depurazione degli impianti (e relativo personale).


Questo si traduce in 75.000 euro mensili che, secondo la ditta, non bastano a pagare tutti gli stipendi.
E, tra l’altro, le fatture per questi servizi l’Acquedotto non le ha ancora pagate: «Dicono che pagano ogni sei mesi tutti i fornitori – dicono gli operai – ma la verità è che ora sono anche passati i sei mesi, ma Acquedotto i soldi non li ha dati.


Finora a noi sono stati girati i soldi versati per altre fatture, ma ci è stato detto già che il mese di agosto non potrà essere pagato regolarmente».
E questo non è neppure il problema più grave. Perché a preoccupare gli operai è la situazione di caos e disordine generale.
Finora non c’è stata una gara per l’assegnazione dei servizi. E’ stata fatta una proroga che scadrà il prossimo 12 settembre.


Della gara non c’è notizia e, al momento, neppure della proroga.
«Ma si può vivere in questo stato di continua incertezza? Tra l’altro, da quel che sappiamo Acquedotto farà la gara solo per gli impianti di depurazione, a loro la parte amministrativa non interessa.
E’ come dire: tagliate quei posti di lavoro. E non solo. Qui ci pensa qualcuno alla qualità del servizio?


Parliamo di impianti di depurazione che, se si fermano, fanno un danno ambientale enorme. Ma non è che qui ogni mese dobbiamo ricominciare daccapo».
E così si inizierà a dare un primo assaggio di quel che potrebbe accadere se non si inizierà a rimettere ordine a questo settore: prima il sit in davanti alla Prefettura, il 6 settembre, poi il blocco di tutte le attività industriali della provincia di Potenza nei giorni 13, 20 e 27 settembre.


Si tratta di servizi essenziali e vanno forniti, ma dalle 8 alle 17, si dirà alle aziende: noi siamo qui in presidio ma non garantiamo le attività.
«Ad oggi – hanno denunciato nei giorni scorsi Fim e Uilm – ci ritroviamo in mezzo a una strada soli; politica, prefettura ed Acquedotto sono assenti, e l’assenza di costoro la pagano i lavoratori non solo coinvolti nel possibile licenziamento collettivo ma anche senza alcuna garanzia del pagamento dei prossimi stipendi».

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