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POTENZA – Una sfilza di altri indagati tra i quali un’alta magistrata siciliana, la procuratrice aggiunta di Palermo Annamaria Piccozzi, per cui si ipotizza un episodio di corruzione. Poi un ex consigliere regionale lucano, Luigi Scaglione, e persino un superteste dell’accusa, come l’ex direttore generale del San Carlo di Potenza, Massimo Barresi.


Si allarga ancora l’inchiesta dei pm guidati dal procuratore Francesco Curcio sulla mala politica lucana, per cui nei mesi scorsi sono stati iscritti sul registro degli indagati, tra gli altri, gli assessori regionali Franco Cupparo (attività produttive) e Rocco Leone (sanità). Più il capogruppo azzurro in Consiglio regionale, Francesco Piro, i direttori generali del Dipartimento salute di via Verrastro e dell’azienda ospedaliera regionale San Carlo, Ernesto Esposito e Giuseppe Spera. Quindi il senatore Salvatore Margiotta (Pd), già sottosegretario ai Trasporti del governo Conte II, e una pattuglia variegata di primi cittadini.


E’ quanto emerge da alcune delle comunicazioni rese, anche in tempi recenti, dagli uffici della procura di Potenza, ai tanti che nelle ultime settimane hanno chiesto conferma dell’esistenza di indagini sul loro conto. Un piccolo assalto, dopo le notizie pubblicate a metà agosto dal Quotidiano del Sud, che hanno colto di sorpresa più di qualcuno tra le persone finite sotto inchiesta. Sorpresa mista al timore per i possibili sviluppi del lavoro degli inquirenti su un fascicolo datato 2019, che a stretto giro potrebbe essere definito con delle richieste di archiviazione, o di rinvio a giudizio.

Sempre che rispetto alle accuse più gravi non vengano proposte anche misure cautelari. Una prospettiva tutt’altro che irrealistica dal momento che tra i capi d’imputazione provvisoria formulati, oltre alla corruzione, compaiono reati come la concussione, l’abuso d’ufficio, la turbative d’asta, l’associazione a delinquere, e persino lo scambio elettorale politico-mafioso.


Nell’ambito del nuovo scenario – allargato – della maxi-indagine potentina, l’iscrizione di una toga illustre come la procuratrice aggiunta di Palermo potrebbe rappresentare un salto di livello notevole. Da definire, però, c’è la questione della competenza date le leggi che impongono la trasmissione delle indagini su presunti reati commessi dai magistrati in alcune sedi prestabilite, come nel caso di specie Caltanissetta. Per le toghe palermitane.


Nei confronti di Piccozzi, che è anche consulente della Commissione d’inchiesta parlamentare sul femminicidio, risulta iscritta un’ipotesi di corruzione in concorso con l’ex sindaco di Ruoti, Angelo Salinardi. E fanno riferimento al filone centrato sull’imprenditore e attuale consigliere comunale di opposizione anche le iscrizioni a carico dell’ex consigliere regionale, Luigi Scaglione.


Nel suo caso, però, tra i capi d’imputazione provvisoria formulati si legge di atti persecutori in concorso con Salinardi, un secondo consigliere comunale di minoranza, Rosario De Carlo, e altri. Inoltre si paventa un suo ruolo in un’ipotesi di favoreggiamento personale e frode in processo penale e depistaggio. Accuse che rimandano, quasi certamente, al pesante scontro politico consumatosi in Comune, a Ruoti, dopo la rottura dei rapporti tra la prima cittadina in carica, Anna Maria Scalise, e Salinardi, che nel 2017 l’aveva scelta come sua erede. Uno scontro, che nei mesi scorsi si è già trasferito in più occasioni nelle aule giudiziarie, con denunce reciproche di tentativi di silenziare le opposizioni e agguati alimentati da discutibili dossier sulle presunte frequentazioni della prima cittadina.


Di tutt’altra natura, invece, la vicenda dell’ex direttore generale del San Carlo, Barresi, sebbene tra le ipotesi di reato a suo carico compaiano sempre gli atti persecutori, assieme all’abuso d’ufficio e la corruzione. Ipotesi che non avrebbero impedito agli inquirenti di interrogarlo senza l’assistenza di un difensore, come è invece previsto per gli indagati. Non è escluso, pertanto, che si tratti di un residuo di contestazioni già in via di archiviazione.


L’inchiesta sulla mala politica lucana era partita nel 2019 da una serie di spunti investigativi emersi durante gli accertamenti della squadra mobile di Potenza su un presunto sistema di «collusioni fra pubbliche amministrazioni, professionisti e imprenditori». Sistema che sarebbe ruotato attorno allo studio legale di un noto avvocato civilista del capoluogo lucano, Raffaele De Bonis Cristalli.


Indagando sull’anziano avvocato, poi arrestato e tuttora a processo, gli investigatori erano già arrivati al governatore lucano Marcello Pittella (Pd), e al suo segretario, Biagio Di Lascio. Ma in seguito alla vittoria del centrodestra alle ultime votazioni regionali e all’elezione alla presidenza della Regione di Vito Bardi, a marzo del 2019, tramite lo stesso De Bonis avrebbero agganciato anche il segretario di Bardi, Mario Araneo, già segretario dell’ex governatore Vito De Filippo (Pd), e molto vicino anche al napoletano Barresi, durante la sua tormentata permanenza ai vertici del San Carlo. Permanenza interrotta per effetto di una sentenza del Tar, non impugnata da Bardi, che ha accolto il ricorso dell’attuale direttore generale, il potentino Spera.

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