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Un uomo di 45 anni, detenuto nel carcere di Potenza, al ritorno da un permesso premio da Taranto ha cercato di introdurre nella casa circondariale della droga

POTENZA – Era tornato da un permesso premio, che gli aveva consentito di incontrare i suoi familiari a Taranto. Ma le intenzioni del 45enne erano altre e a “rovinargli” il piano gli agenti della Polizia penitenziaria di Potenza, che lo hanno accolto al rientro con un’approfondita perquisizione personale.

I fatti sono avvenuti venerdì sera nella Casa circondariale di Potenza. Il detenuto è stato trovato in possesso di un cospicuo quantitativo di sostanza stupefacente. Il detenuto quarantacinquenne, ha introdotto tra l’ampolla rettale e il proprio ano il quantitativo di droga, accuratamente occultata all’interno di una capsula, con l’intenzione di espellerla una volta giunto in reparto detentivo, con la presumibile intenzione di cederla anche ad altri reclusi.

A darne notizia, sottolineando il buon lavoro fatto dagli agenti, il segretario regionale del Sappe, Saverio Brienza. «Nonostante la carenza di organico e i pochi mezzi a disposizione spiega – gli agenti sono riusciti a evitare che il quantitativo di droga venisse portato a destinazione dal detenuto ingrato allo Stato, che gli aveva pure concesso un permesso premio da trascorre fuori dal penitenziario. I baschi azzurri di Potenza, ma anche di tutti gli Istituti lucani, sono costantemente impegnati con abnegazione a contrastare il traffico di sostanze stupefacenti e della introduzione illecita di strumentazione che consente di comunicare con l’esterno (micro-telefonini e smartphone).

Ormai la popolazione detenuta, quella che non intende seguire i processi rieducativi e di reinserimento, nonostante le notevoli opportunità trattamentali che la struttura penitenziaria di Potenza offre, cerca in ogni modo di sovrastare le regole interne del carcere, con ogni mezzo possibile, per continuare il ruolo delinquenziale. In tutto ciò la Polizia Penitenziaria è assorbita con turni massacranti e sproporzionati rispetto alle previsioni contrattuali, assumendo comunque ogni compito con la massima efficienza anche nei confronti di detenuti che andrebbero gestiti in ambiti completamente differenti da quelli carcerari».

«L’amministrazione penitenziaria – conclude il segretario regionale Brienza – dovrebbe investire con maggiore impegno attraverso una dotazione strumentale più efficiente, assunzioni ulteriori di Polizia penitenziaria ormai insufficienti e, ancora, rivedere l’esecuzione della pena dei detenuti attraverso l’istituzione di circuiti penitenziari più corrispondenti alle realtà penitenziarie e riguardo alle criticità che mettono a rischio ogni giorno la sicurezza degli Istituti di pena e di conseguenza dei cittadini».

«Ogni giorno – commenta Donato Capece, segretario generale del Sappe – la polizia penitenziaria porta avanti una battaglia silenziosa per evitare che dentro le carceri italiane si diffonda uno spaccio sempre più capillare e drammatico, stante anche l’alto numero di tossicodipendenti tra i detenuti. Proprio il numero elevato di tossicodipendenti richiama l’interesse degli spacciatori che tentano di trasformare la detenzione in business. Questo fa comprendere come l’attività di intelligence e di controllo del carcere da parte della Polizia Penitenziaria diviene fondamentale e deve convincere sempre più sull’importanza da dedicare all’aggiornamento professionale dei poliziotti penitenziari».

Dalle relazioni della Direzione centrale per i servizi antidroga (Dcsa), che traccia l’andamento del narcotraffico in Italia e, di conseguenza, descrive il consumo di sostanze illecite da parte degli italiani, è emerso che «dal 1973, anno in cui hanno avuto inizio le rilevazioni in Italia sugli esiti fatali per abuso di droga, sono complessivamente 25.780 i morti causati dal consumo di stupefacenti. L’andamento in atto è un fenomeno estremamente preoccupante, sul quale gli analisti e gli esperti delle diverse discipline dovranno continuare ad interrogarsi per individuare le cause e porre un argine non solo sul piano della repressione del traffico e dello spaccio».

E non risparmia critiche al capo del Dap, Giovanni Russo: «A lui, da mesi, stiamo chiedendo, senza avere riscontro, di intervenire con urgenza sulla gestione dei detenuti stranieri, dei malati psichiatrici, dei tossicodipendenti, della riorganizzazione istituti, della riforma della media sicurezza».

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