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Domenica sera casalinga, tutti e quattro sul divano a guardare un film mangiando pizza fatta in casa. Il divano è troppo piccolo per quattro, quindi inevitabilmente mamma e papà diventano cuscini o poggiapiedi.
Stavolta mi è toccato fare da poggiapiedi e, all’improvviso, la malinconia ha preso il sopravvento. Sulle mie ginocchia i piedini di Elena, che ha sei anni ma – beata lei – è molto alta per la sua età e tra molto poco potrà tranquillamente indossare le mie scarpe. Un piedone lungo ma con le stesse piccole dita di quando me l’hanno messa in braccio per la prima volta e io me ne sono innamorata.
Con quelle piccole dita mobili come solo quelle dei bambini possono essere, io mi sono ritrovata a sei anni prima, alla fatica dei primi mesi, alle risate per le sue facce strane e i suoi discorsi da piccola adulta che tutto sa.
E mi sono ritrovata nel futuro. Perché su quelle piccole dita, la sera prima, avevamo messo dello smalto rosa. Un gioco divertentissimo, il beauty center, con lei a fare da cliente e io da estetista. E ora quelle piccole dita dipinte che mi raccontano di come stia crescendo in fretta la mia piccola donna. Di come, fra qualche anno, si guarderà bene dal venire da me a fare confidenze giocando con un pediluvio. E io diventerò una nemica piuttosto che l’amica. E’ normale, lo so che accadrà.
Ma ora ci sono quei piedini e quelle dita dipinte. Ci sono gli sforzi per farle sentire la mia presenza anche quando (e capita spesso) non ci sono. Ci sono i tentativi per farla diventare grande dandole l’infanzia che sia la più serena possibile. In altre parti del mondo, alla sua età, le bambine sono costrette a matrimoni, vengono fatte saltare in aria in un mercato. Vengono violate e umiliate.
Per fortuna lei è qui, con i piedini sulle mie ginocchia. E con le dita colorate di una bimba che è solo un po’ più vanitosa delle altre, forse. Ma è ancora la mia bimba. E il tempo delle barricate, meno male, può aspettare ancora un po’.

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