X
<
>

Condividi:
3 minuti per la lettura

POTENZA – L’annuncio con l’offerta di lavoro per «nuove ballerine di lap dance» è ancora su Facebook, con «possibilità di lavorare a percentuale o con un fisso giornaliero».

Ma dietro quei balletti spinti secondo i carabinieri si sarebbe celato un vero e proprio giro di prostituzione. Per questo sono finiti in manette in 3: V. S. (57), e i due figli E. (33) e G. (25). Tutti residenti a Viggianello.

È questo il bilancio dell’ultima operazione dei carabinieri della compagnia di Senise che nella notte tra sabato e domenica scorsi hanno fatto irruzione in un night club di Laino Borgo per ordine del gip di Castrovillari, apponendo i sigilli all’ingresso del locale.

Gli indagati sono accusati di «favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione» di alcune giovani donne assunte come collaboratrici che in realtà sarebbero state indotte a «intrattenersi» nei locali appartati del privè «con i clienti più facoltosi».

«Quest’ultimi – ha spiegato il capitano Davide Palmigiani ieri a Potenza in conferenza stampa – dietro pagamento di cospicue somme di danaro, ottenevano dagli arrestati la possibilità di consumare con le “intrattenitrici” atti sessuali». Sul posto o «in alcune occasioni anche al di fuori della struttura, in auto o in alberghi della zona».

Il prezzo medio di una prestazione sarebbe stato di circa 150 euro da pagare direttamente alla cassa, dove si sarebbero alternati i fratelli E. e G. S.. In particolare nell’ultimo periodo, dopo l’arresto del padre V., che già un anno fa era finito in carcere con l’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso, ed era ancora sottoposto all’obbligo di dimora a Viggianello.

Con loro risultano indagati a piede libero altri 4 collaboratori del locale, aperto dal 2013 e frequentato da numerosi uomini residenti nella zona o in transito per motivi di lavoro, vista la vicinanza con la Salerno-Reggio Calabria.

I militari hanno tenuto sotto controllo la situazione per 3 mesi con servizi di osservazione e attività tecniche varie. Poi hanno sentito alcuni dei clienti della «sexy disco», e si sono fatti strada all’interno identificando sette giovani donne, tutte romene ad eccezione di una nigeriana.

Di arresti «esagerati» parlano gli avvocati che assistono gli indagati, Vincenzo e Alessio Bonafine. «I due fratelli sono incensurati e nessuna delle persone sentite dai carabinieri ha detto di aver avuto rapporti sessuali completi all’interno del locale».

Spiegano. «Gli atti sessuali contestati, che sarebbero avvenuti nel privè, sono soltanto balletti. Peraltro c’è un sistema di videosorveglianza che riprende in continuo tutto quello che succede nel locale, ed è assurdo pensare che i gestori l’abbiano tenuto acceso pur essendo a conoscenza di altro. Chi frequenta posti simili sa che al loro interno è più facile incontrare ragazze disponibili che filosofi alle prese con grandi discussioni».

«Bastava chiudere il locale per scongiurare il rischio di reiterazione del reato. Non c’era bisogno del carcere». Insistono i legali che oggi accompagneranno i 3 arrestati davanti al gip per l’interrogatorio di garanzia. A Castrovillari i fratelli E. e G., e a Sala Consilina il padre, che al momento del blitz era a casa.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE