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Il primo bilancio dell’operazione dei carabinieri del comando provinciale di Potenza, al termine di anni di indagini sui rapporti fra la cosca Grande Aracri di Cutro (Crotone) e il clan Martorano del capoluogo lucano

POTENZA – Diciannove misure cautelari personali e il sequestro di macchine da gioco e videoslot in circa 200 esercizi pubblici in ogni regione (ad eccezione del Trentino Alto Adige). È il primo bilancio dell’operazione dei Carabinieri del comando provinciale di Potenza, al termine di anni di indagini sui rapporti fra la cosca Grande Aracri di Cutro (Crotone) e il clan Martorano del capoluogo lucano. I militari – decine e decine impegnati dall’alba anche in numerose perquisizioni – hanno sequestrato sette società con sede in Calabria, Puglia, Emilia-Romagna e Lazio (una anche all’estero).

Sono le proprietarie, per un valore di diversi milioni di euro, di macchine da gioco e videoslot sequestrate in circa 200 locali pubblici sparsi in tutta Italia. L’operazione è stata eseguita al termine di anni di indagini coordinate dalla Procura distrettuale antimafia di Potenza, che ha chiesto e ottenuto dal gip distrettuale le ordinanze di custodia e i sequestri. L’inchiesta è stata denominata «’ndrangames», dall’unione delle parole ‘ndrangheta e “games”.

La “gallina dalle uova d’oro”, insomma, è ancora quella delle slot illegali, con almeno tremila “macchinette” piazzate dai clan calabresi e lucani in tutta Italia, che fruttavano annualmente un ricavo stimato in 200mila euro l’anno per ogni apparecchio. Un sistema che generava un giro d’affari per i clan pari a circa 593 milioni di euro all’anno. I particolari dell’operazione sono stati illustrati oggi, a Potenza, nel corso di una conferenza stampa, a cui hanno partecipato il procuratore della Repubblica del capoluogo lucano, Luigi Gay, il procuratore aggiunto Francesco Basentini, il comandante del reparto operativo dei carabinieri, il maggiore Antonio Milone, il comandante provinciale di Potenza dei Carabinieri, il colonnello Daniele Scardecchia, e il tenente Armando Barbaruolo, del nucleo investigativo dei Carabinieri.

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