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Il tribunale di Potenza

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Una coppia di avvocati di Tramutola avrebbe intascato somme anche per persone decedute: indagati anche per falso e corruzione in concorso

POTENZA – Avrebbero truffato l’Inps per una somma che si avvicina al milione e mezzo di euro, intentando, a colpo sicuro, centinaia di cause a nome di altrettanti agricoltori, talvolta inconsapevoli o già deceduti, residenti nella circoscrizione del Tribunale di Lagonegro: da Lauria a Sant’Arcangelo. Con una sponda all’interno dell’ufficio legale.

E’ l’accusa per cui nei giorni scorsi i militari del nucleo di polizia tribunaria della Guardia di finanza di Potenza hanno fatto irruzione nella lussuosa villa – studio degli avvocati Michele Petrocelli e Raffaella Spolidoro, marito e moglie di Tramutola, con un ordine di perquisizione e sequestro dei computer e di 689 fascicoli.

LEGGI LA REPLICA DEI LEGALI COINVOLTI

I 2 legali sono indagati per truffa, falso e corruzione in concorso con «altri indagati individuati agli atti del procedimento».

A firmare il decreto è stato il pm Antonio Natale, della procura di Potenza, titolare dell’inchiesta avviata a ottobre dell’anno scorso da un esposto del direttore provinciale dell’Inps, Tommaso Chimenti, arrivato nel capoluogo lucano a dicembre del 2015.

Al suo interno, infatti, venivano denunciate «gravissime irregolarità nella gestione del contenzioso dell’Inps in materia di rivalutazione della disoccupazione agricola», ossia l’integrazione del reddito di operai e coltivatori diretti, che in un anno dimostrano di aver versato contributi per almeno 102 giornate di lavoro.

Analizzando lo storico delle cause dell’ente, Chimenti si sarebbe accorto che «l’avvocatura dell’Inps non si era sistematicamente costituita in giudizio per centinaia di ricorsi, dove sarebbe bastato eccepire la prescrizione in una breve memoria difensiva», dato che i diritti vantati risalivano a diversi anni addietro. Così facendo, invece, avrebbe infilato un filotto di condanne. In più, al momento di pagare, le somme si sarebbero duplicate: «senza che vi fosse stato un effettivo controllo».

Il direttore ha allegato all’esposto alcuni atti di precetto a firma di Petrocelli, molto noto a Tramutola per la fiammante Lamborghini custodita nel garage.

Dalla loro lettura sarebbe emerso che il legale: «nonostante l’esecuzione delle sentenze, (…) azionava procedimenti esecutivi che non venivano opposti». In qualche altro caso, poi: «gli avvocati» sarebbero andati all’incasso «malgrado la sentenza di primo grado fosse stata annullata dalla Corte d’appello».

A riscontro di queste accuse il pm ha chiesto di acquisire nell’archivio dei due avvocati i fascicoli di tutti i ricorsi già definiti, dal 2009 al 2016, per poter valutare: «la veridicità dei mandati difensivi, l’effettività dei pagamenti e delle rivalutazioni, la condotta processuale dell’Inps e l’eventuale duplicazione dei pagamenti». Per quelli pendenti, invece, la Finanza è andata direttamente in Tribunale, a Lagonegro.

Il sospetto degli inquirenti è che le cause siano state intentate da Petrocelli e consorte anche all’insaputa dei diretti interessati, falsificandone le firme e trattenendone i proventi: talvolta poche decine di euro talvolta di più, che moltiplicati per 700 avrebbero raggiunto la cifra di un milione e mezzo di euro.

Per questo è stato disposto anche il sequestro dei computer, alla ricerca della «documentazione utilizzata per redigere i ricorsi», «l’eventuale corrispondenza con gli assistiti», e «il concorso di terze persone per porre in essere i reati ipotizzati». Come chi avrebbe fornito ai due avvocati le generalità complete degli ignari agricoltori finiti nell’elenco dei loro assistiti.

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