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Il gigolo Francesco Mangiacapra

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POTENZA – Il vescovo della diocesi di Tursi-Lagonegro, monsignor Vincenzo Orofino, «in modo del tutto precauzionale, ha già incontrato singolarmente i sacerdoti i cui nomi, a vario titolo, sono apparsi sulla stampa» come quelli che sarebbero citati nel «dossier» sulla rete dei preti gay che l’escort Francesco Mangiacapra ha consegnato nei giorni scorsi alla curia di Napoli.

Lo ha annunciato la stessa curia di Tursi, precisando che «ad oggi, nessuna copia del ‘dossier Mangiacapra” è stato trasmesso alla curia di questa diocesi. Solo lo studio attento e competente del ‘dossier’ – è stato spiegato – potrà far emergere eventuali responsabilità e permettere alle autorità ecclesiastiche di prendere le decisioni più opportune, secondo le vigenti norme della Chiesa».

La curia, inoltre, ha sottolineato che alla diocesi di Tursi-Lagonegro «non sono mai arrivate lettere firmate o anonime per denunciare abusi sessuali che sarebbero stati commessi da sacerdoti: nulla è mai giunto alla curia o al vescovo. Onde favorire l’accertamento della verità – è scritto in una nota – chiunque ne fosse a conoscenza è vivamente pregato di fornirne copia a questa curia per permettere ai competenti uffici diocesani di compiere il proprio dovere». Infine, la nota della diocesi parla di «momento di particolare sofferenza morale e spirituale» e di una comunità diocesana «profondamente turbata nel sentire religioso».

Intanto, è partito ieri lo smistamento degli elementi contenuti nel dossier sulla rete di preti gay verso le rispettive diocesi di appartenenza.  Mangiacapra, l’escort autore del faldone di 1200 pagine consegnato la scorsa settimana alla curia di Napoli, sempre ieri è stato ricevuto da padre Luigi Ortaglio, cancelliere arcivescovile. «Ho firmato i verbali – ha affermato Mangiacapra al termine dell’incontro –, da oggi parte lo smistamento ai vari vescovi che, ad ora, non hanno ancora ricevuto nulla, tant’è che le persone di cui parlo nel dossier svolgono ancora le loro mansioni. Sono comportamenti reiterati nel tempo, non legati a un singolo episodio magari accaduto anni fa».

Tra le diocesi più coinvolte, secondo Mangiacapra, proprio quella di Tursi-Lagonegro, in Basilicata.

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