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Il Tribunale amministrativo regionale (Tar) Basilicata

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Caso procuratore, dopo il ricorso del pm Triassi contestata la mancata valutazione dei 2 anni di reggenza dell’ufficio

POTENZA – Annullata la nomina di Francesco Curcio come procuratore capo di Potenza. Idem per Raffaello Falcone come procuratore aggiunto a Napoli e Annamaria Lucchetta come procuratrice a Nola.
E’ quanto ha deciso nei giorni scorsi il Tar del Lazio accogliendo i ricorsi presentati dal pm potentino Laura Triassi contro le valutazioni compiute tra la fine del 2017 e gli inizi del 2018 dal Consiglio superiore della magistratura nell’assegnazione dei tre incarichi direttivi, particolarmente ambiti e da sempre oggetto di attenzioni correntizie.
Triassi, che aveva presentato domanda a sua volta, si è rivolta ai giudici amministrativi evidenziando, in particolare, la mancata valutazione dell’esperienza maturata come procuratore facente funzioni a Potenza, che è anche sede distrettuale antimafia, tra il 2012 e il 2014. Tanto più che all’epoca aveva fatto i conti anche con l’accorpamento dell’ufficio potentino con quello della soppressa procura della Repubblica di Melfi, gestendone la riorganizzazione.
A suo avviso, insomma, avrebbe avuto titoli a sufficienza per guadagnarsi uno degli incarichi desiderati, dal momento che terminata l’esperienza come “ff” è tornata al lavoro come semplice sostituto antimafia. Specie se comparati con quelli degli altri concorrenti per gli stessi posti, dato che all’atto della nomina Curcio non aveva ancora avuto esperienze direttive o semi-direttive, e Falcone non aveva superato la settima valutazione di professionalità, mentre lei sì. Solo che l’organo di autogoverno della magistratura ha deciso diversamente. Di qui i ricorsi e le pronunce dei giudici amministrativi che le hanno dato pienamente ragione.
Il Tar parla di omissioni che «appaiono incomprensibili, per la rilevanza delle esperienze, e certamente integrano un importante difetto di istruttoria che inficia, ex se, il giudizio finale». Quindi ricorda una circolare del Csm che nell’assegnazione degli incarichi direttivi e semidirettivi, impone «una attività di natura valutativa che non può risolversi nella semplice enunciazione delle esperienze dei candidati, dovendo estrinsecarsi in un apprezzamento di esse, alla luce della rilevanza che possono avere con riferimento al posto da ricoprire».
«Nel caso di specie – prosegue il collegio presieduto da Carmine Volpe (estensore Roberta Ravasio e Lucia Brancatelli referendario) si deve rilevare che effettivamente gli atti impugnati sono assolutamente carenti nella disamina dei requisiti attitudinali specifici vantati dalla dottoressa».
Il Csm dovrà quindi tornare sulle nomine effettuate «rivalutando la posizione della ricorrente e poi comparandola» con quella dei tre procuratori entrati in servizio nei mesi scorsi a Potenza, Nola e Napoli, dove anche un altro candidato aveva già ottenuto l’annullamento della nomina di Falcone per motivi simili.
Nel frattempo ognuno resterà al suo posto, a partire da Curcio, che continuerà a coordinare il lavoro della stessa Triassi e dei pochi sostituti rimasti nell’ufficio della procura di Potenza (7 su una pianta organica di 11 con 3 partenze nelle prossime settimane).
Ma non è escluso che una nuova valutazione del Csm possa arrivare anche prima, decidendo sull’assegnazione degli altri incarichi per cui Triassi ha fatto domanda negli ultimi mesi. In caso di nomina, infatti, verrebbe automaticamente meno l’interesse per quelli “contestati”. Per neutralizzare l’intero contenzioso, però, potrebbe non bastare la designazione per un posto di procuratore aggiunto, ossia da semidirettivo, come quello per cui è in lizza a Potenza, dal momento che due dei tre ricorsi hanno per oggetto posti direttivi da procuratore capo.

 

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