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Bucaletto, Potenza

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POTENZA – Nel 2010 vengono resi noti i risultati di un’indagine amministrativa sulla questione abitativa a Bucaletto di cui oggi non sembra essere rimasta traccia.
Eppure quell’indagine, durata due anni e portata avanti tra diffidenza e ostilità generale, dava un quadro abbastanza chiaro di quanti fossero, nella Cittadella, i residenti che effettivamente avevano diritto a una abitazione popolare.

Perché – come spesso denunciato anche dagli stessi residenti – a Bucaletto non tutti sono nella stessa condizione. Ci sono quelli che vivono effettivamente una gravissima situazione di disagio, tanti altri che usano il prefabbricato a mo’ di casa di campagna, alcuni che, non avendo alcun reale disagio economico, hanno scelto strade non eticamente condivisibili (per esempio false separazioni) pur di continuare a tenere un piede nel quartiere, perché così avranno sicuramente prima o poi una casa da regalare ai figli.

Un dato prima di tutto: Bucaletto nasce con 696 prefabbricati adibiti ad abitazione, 36 per il commercio, 12 per le scuole.
«Quando mi sono insediato – spiega Vito Santarsiero, sindaco di Potenza dal 2004 al 2013 – ho trovato una situazione a Bucaletto drammatica, che in gran parte è ancora quella che vivono i residenti. L’intento iniziale di chi si era trovato a gestire la situazione immediatamente dopo il terremoto del 1980 era ottimo, ma dopo poco più di 10 anni la funzione del quartiere era stata completamente superata. Il grande errore commesso successivamente fu quello di considerare Bucaletto il luogo nel quale affrontare la grave emergenza abitativa che c’era in città».

Esaurita la fase dell’emergenza terremoto, già intorno alla prima metà degli anni Novanta, «i prefabbricati – continua Santarsiero – avrebbero dovuto essere demoliti e invece si è continuato a utilizzarli nel modo peggiore, in maniera clientelare. Si offrivano case ai cittadini fuori da ogni legittimo criterio. Il risultato fu che quando mi sono insediato nel 2004, erano state fatte meno case di edilizia sociale di quante non se ne facessero in comuni come Rionero o Venosa».

Uno dei grandi temi da affrontare era quindi l’emergenza abitativa.
«La prima delibera fatta è stata: non si assegnano più prefabbricati a Potenza. Li abbiamo demoliti quando si liberavano, spesso facendo battaglie perché venivano occupati di notte abusivamente. Ma non abbiamo mai sanato nessuna di queste situazioni. Qualche assegnazione c’è stata dopo di me, in realtà. E questo mi è dispiaciuto molto».

Serve sicuramente un piano di edilizia sociale, conferma Santarsiero. Ma per affrontare di petto la situazione bisogna capire prima con quale nemico si sta combattendo e quali armi usare. Ecco allora che si decide di iniziare una complessa indagine amministrativa che dia il quadro di chi ha effettivamente diritto alla casa e chi no. Che è, del resto, una richiesta che gli stessi cittadini bisognosi di un vero alloggio spesso fanno.
«Un’indagine complicatissima – racconta l’ex sindaco – durata due anni, con l’ostilità dei cittadini che non rispondevano, si trinceravano. Un quadro sommario però lo abbiamo ricavato nel 2010». E una cosa Santarsiero la ribadisce più volte: «Di terremotati veri, a Bucaletto, non ce ne sono più. E sfido chiunque a dire il contrario. Di terremotati non ce ne sono più a Bucaletto a partire dal 1995».

Quelli che vivono lì da 37 o 38 anni vi sono arrivati dopo, dice Santarsiero, e per altri motivi.
Cosa viene fuori dall’indagine allora?
Nel 2010 ci sono 540 prefabbricati adibiti ad abitazione e 30 per il commercio. E ci sono «216 nuclei familiari che effettivamente hanno diritto all’edilizia residenziale pubblica (le case popolari per capirci); altri 216 che hanno diritto all’edilizia convenzionata, perché il reddito non superava un certo valore. Ma più che a una casa popolare, avrebbero dovuto essere avviati a un percorso di edilizia convenzionata. Infine 114 nuclei familiari risultavano non avere alcun diritto a un intervento di edilizia sociale. Parliamo di 114 famiglie che, non avendo alcun requisito, alla casa avrebbero dovuto pensare da soli, come fanno tanti altri cittadini di questa città».

Con il quadro chiaro, diventa più semplice (apparentemente) riuscire a immaginare la fine di Bucaletto.
«Abbiamo avviato un piano di edilizia sociale – dice Santarsiero – che in 10 anni ha consentito di realizzare qualcosa come 650 alloggi di edilizia sociale, in intesa fortissima con l’Ater e anche grazie al nuovo Regolamento urbanistico che, nel frattempo, avevamo approvato. E abbiamo lasciato approvato un Piano per la realizzazione di altri 360 alloggi nell’ambito del Piano nazionale delle città che il Comune di Potenza si era aggiudicato, con un intervento complessivo di 72 milioni di euro. L’obiettivo finale doveva essere quello di realizzare complessivamente 1.000 alloggi». Diversi ancora gli alloggi che mancano all’appello.

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