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La campagna social pro-Ligorio ideata da Massimo Carcuro

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POTENZA – Nessuno scandalo se una dose di vaccino anti covid 19 è stata destinata anzitempo al vescovo di Potenza, Salvatore Ligorio (LEGGI LA NOTIZIA). Proprio lui che «ha scelto di vivere la trepidazione della pandemia non nel rifugio comodo della sua dimora di pastore, ma nell’agone, itinerante e rischioso, della comunità degli anziani, dei sofferenti, dei malati, anche di covid, dei disoccupati». Persone «a cui ha saputo portare, con un garbo silenzioso ed un pudore pieno di carità evangelica, piccoli e preziosi conforti, parole, sorrisi, aiuti».

E’ quanto sostiene un accorato messaggio di sostegno al prelato pubblicato ieri mattina su Facebook, che ha raccolto in poche ore numerosi “mi piace” e condivisioni. Sia da parte di semplici cittadini che di parrocchie, come quella potentina di Santa Cecilia, nel popoloso quartiere di Poggio Tre Galli, nel capoluogo, e di San Nicola di Myra, a Vietri.

A lanciare la campagna pro vescovo è stato un esperto di comunicazione come Massimo Carcuro, capo dell’ufficio stampa di Acquedotto lucano, ma da sempre attivo nell’Azione cattolica. Con tanto di hashtag #iostoconligorio.

Proprio sui social, infatti, non si è ancora arrestata l’ondata di riprovazione per quanto accaduto mercoledì. Quando al sacerdote, in visita al complesso sanitario del Don Uva, è stata somministrata, a favore di telecamera, una dose del preparato Pfizer Biontech riservato (in questa fase) a personale sanitario più ospiti e operatori delle residenze sanitarie assistite (quale è lo stesso Don Uva). Basti pensare che a oggi non risultano ancora vaccinati né il Papa né il presidente della Repubblica.

I fedeli potentini denunciano il tentativo di «capovolgere» il servizio pastorale svolto dal Ligorio in luoghi di sofferenza come il Don Uva, «in accuse del tutto infondate che non possono non fare male».

«Diversamente – aggiungono -una somministrazione del vaccino anti covid peraltro mai richiesta può essere d’esempio per molti anziani ospiti delle residenze sanitarie assistite, alcuni dei quali, provati duramente dalla vita e dalla malattia, finanche rassegnati nella speranza della loro solitudine ed esistenza». Uno stimolo a superare la diffidenza e a sottoporsi a vaccino, insomma.

Il caso Ligorio era esploso con la richiesta di provvedimenti disciplinari per i responsabili avanzata dalla Regione all’Asp, che alla Tgr ha spiegato di aver delegato la somministrazione delle dosi destinate a ospiti e operatori del Don Uva a personale della struttura.

Da via Verrastro sono state formalizzate contestazioni anche al Crob, che ha ritenuto di estendere la somministrazione anche al personale amministrativo interno all’Istituto, e ieri, sempre alla Tgr, ha aggiunto di aver chiesto di proseguire col personale esterno. Inclusi gli addetti alle pulizie.

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