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POTENZA – Un appalto da oltre 3 milioni di euro per alcuni lavori di adeguamento sismico al San Carlo di Potenza, ma anche forniture di farmaci e contenziosi più piccoli con qualche amministrazione comunale.
È un elenco di una decina di cause variegate per oggetto ma accomunate dall’esito favorevole agli assistiti dell’avvocato De Bonis quello racchiuso nelle informative, da cui è nata l’inchiesta su un presunto sistema di «collusioni fra pubbliche amministrazioni, professionisti e imprenditori», per cui da giovedì scorso sono ai domiciliari l’anziano avvocato potentino, il finanziere Paolo D’Apolito, e di Biagio Di Lascio, storico segretario dell’ex governatore Marcello Pittella.

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Negli atti su cui prosegue il lavoro dei difensori, che nei prossimi giorni sembrano intenzionati a proporre ricorso al Riesame (il termine scade domenica e la data più probabile per l’udienza è il 5 novembre), c’è un faldone intero riempito dagli agenti della Squadra mobile di Potenza di pronunce del Tar Basilicata.

È proprio da una lettera anonima che accusava De Bonis di pilotare le decisioni dei giudici amministrativi lucani, infatti, che sono partite le indagini. Una lettera in cui, nell’estate del 2018, si sarebbe citata in particolare quella gara del San Carlo, datata 2016, vinta da un’associazione di imprese, poi riassegnata dal Tar a un consorzio assistito da De Bonis, ma già restituita dal Consiglio di Stato ai primi aggiudicatari.

Gli investigatori hanno evidenziato una serie di sentenze di quel periodo favorevoli all’avvocato, o a suo figlio, sebbene in molti casi fossero soltanto domiciliatari di colleghi di fuori regione. Ma hanno ripescato dall’archivio anche alcune intercettazioni dell’inchiesta che 5 anni fa prese di mira una serie di appalti gestiti dell’Eipli, in cui uno degli indagati descriveva De Bonis come una «potenza al Tar» oltre che il «capo della massoneria di Potenza».

Tanto è bastato per avviare le intercettazioni telefoniche e ambientali nel suo studio che hanno portato alla luce le strane regalie al finanziere e al segretario dell’ex governatore, che in cambio di denaro gli avrebbero venduto informazioni riservate e appoggi in Regione per sbloccare le pratiche dei suoi assistiti. Dalle contestazioni mosse all’avvocato, però, quelle sentenze pilotate almeno per il momento sono scomparse.

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