X
<
>

Condividi:
3 minuti per la lettura

POTENZA – Niente arresti ma nemmeno impunità per l’ex responsabile del Distretto meridionale dell’Eni di Viggiano, Ruggero Gheller, e l’ex “operation manager” di stanza in Basilicata, Andrea Palma, indagati nell’ambito dell’inchiesta sulla perdita di almeno 400 tonnellate di greggio dai serbatoi del Centro olio venuta alla luce, per puro caso, a inizio 2017. Poco prima che la contaminazione si estendesse all’invaso di acqua potabile del Pertusillo.

Lo ha stabilito la Cassazione che giovedì ha depositato le motivazioni della sentenza con cui ha annullato l’ordinanza di arresti nei confronti di entrambi, spiccata a maggio dell’anno scorso dal Tribunale del riesame di Potenza. I giudici della terza sezione, presieduta da Grazia Lapalorcia, hanno accolto, in particolare, uno dei motivi di ricorso presentati delle difese dei due manager Eni, accusati del vecchio reato di «disastro innominato», per aver tenuto nascosti per anni i problemi di corrosione dei serbatoi di stoccaggio del greggio appena lavorato, data l’impossibilità di contestare anche a loro il nuovo «disastro ambientale» introdotto nel 2015.

Gheller, infatti, era rimasto in Basilicata dal 2011 e il 2014, mentre Palma dal 2011 al 2013. Di qui l’ordinanza di arresti domiciliari del giudice delle indagini preliminari che si era occupato in prima istanza del caso, Ida Iura, nei confronti del solo successore di Gheller, Enrico Trovato. Ordinanza appellata dal pm Laura Triassi e rovesciata dal Riesame, presieduto da Aldo Gubitosi, che aveva cercato di scongiurare il rischio che la successione di norme nel tempo, in base ai principi garantisti che connotano l’ordinamento giuridico italiano, generasse «un’area di completa impunità» su un caso così delicato. La Cassazione, sulla scorta dei rilievi difensivi, ha evidenziato la mancata contestazione a Gheller e Palma, da parte del pm, del rischio per l’incolumità pubblica provocato dalle loro azioni. In questo senso ha riletto anche l’ordinanza del gip, sostenendo che la bocciatura dell’accusa di «disastro innominato» sarebbe stata dovuta esclusivamente al «mancato accertamento – e, prima ancora, la mancata contestazione – del pericolo per l’incolumità pubblica», che è un elemento costitutivo del reato in questione. Quindi ha liquidato come «eccentrico» l’appello del pm, che invece criticava quanto espresso dal gip sulla possibilità che convivano due accuse diverse, disastro innominato e ambientele per un medesimo fatto. Infine ha bacchettato il Riesame per non aver dichiarato l’inammissibilità dell’appello in questione. Le motivazioni della Cassazione erano particolarmente attese per capire che ne sarà del processo già avviato per Trovato.

Stando al loro contenuto spetterebbe al pm correggere il tiro per poter portare alla sbarra anche Gheller e Palma. Non è escluso, quindi, che nei prossimi giorni possa arrivare un’accelerazione in questo senso. Nell’inchiesta sulla perdita di greggio dai serbatoi del Centro olio di Viggiano sono indagati anche i membri del Comitato tecnico regionale “Grandi rischi” con l’accusa è di falso, abuso d’ufficio e concorso colposo nel disastro ambientale, perché nel 2013 diedero conto della pericolosità di quei serbatoi, ma a distanza di un anno non presero provvedimenti quando Eni si dichiarò indisponibile a effettuare ispezioni quinquennali all’interno degli stessi.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE