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POTENZA – Cinquantotto anni di reclusione in 6 per i traffici di droga, aggravati dal metodo mafioso, della “banda” guidata dal 37enne stiglianese Angelo Calvello.
E’ questo il verdetto pronunciato lunedì pomeriggio a Potenza nell’ambito del processo per lo stesso Calvello e altri 5 imputati, che hanno optato per il rito abbreviato.


Il gup Lucio Setola ha condannato a 17 anni di reclusione il presunto boss, già al netto dello sconto di un terzo della pena previsto per la scelta del rito alternativo. Dovrà scontare 10 anni di reclusione, invece, la compagna Annamaria Scazzariello, pure stiglianese. Mentre per il presunto il fornitore barese del gruppo, Nicola Annoscia, l’ «intermediario» Leonardo Lasaponara, sempre di Stigliano, e il policorese Filippo Serra, le condanne si sono fermate a 8 anni di reclusione cadauno. Dovrebbe scontare 7 anni, infine, Iliass Harrati, di origini marocchine ma da anni residente ad Aliano.


Calvello è stato condannato anche al risarcimento di uno dei presunti spacciatori al servizio della sua rete, Domenico Rigireto, che sarebbe stato vittima di un tentativo di estorsione, e si è costituito parte civile in udienza col suo avvocato, Loredana Satriani. Un episodio intercettato dai carabinieri della compagnia di Pisticci ascoltando le telefonate del boss, che avrebbe minacciato di «sciogliere nell’acido» Rigireto, e di prendersela coi suoi familiari, se non avesse saldato subito un debito che gli investigatori ricollegano alla sua attività di spaccio.


L’inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Potenza sui traffici di Calvello e soci era venuta alla luce a settembre dell’anno scorso con l’esecuzione di 37 ordinanze di misure cautelari per altrettante persone (8 in carcere, 15 ai domiciliari e 14 sottoposti a obbligo di dimora) tra Stigliano, Pisticci, Policoro e altri centri vicini.
Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti quella capeggiata dal 37enne sarebbe stata un’organizzazione capillare, con piazze di spaccio in tutta la provincia di Matera, «rifornimenti» di droghe di ogni tipo (leggere, pesanti e sintetiche) dalla Puglia, e una gerarchia fatta di violenze e intimidazioni sul modello delle grandi organizzazioni mafiose.
Gli investigatori hanno monitorato anche i contrasti insorti con la “concorrenza” costituita dagli scanzanesi del presunto clan capeggiato dall’ex carabiniere Gerardo Schettino.


Nel complesso sono state una cinquantina le persone coinvolte nell’operazione, soprannominata “Narcos”, per la maggior parte delle quali il processo proseguirà col rito ordinario.
A febbraio, nell’ambito della medesima operazione, i carabinieri hanno sequestrato anche beni mobili e immobili, per un valore complessivo di circa 400mila euro nella disponibilità di Calvello.


Secondo gli investigatori, infatti, dal 2017 in poi il 37enne avrebbe accumulato circa 500mila euro grazie all’attività di smercio della droga organizzata, triplicando l’investimento iniziale sostenuto per la fornitura di stupefacenti.
Sono stati sequestrati per equivalente, in particolare, tre abitazioni, un terreno di circa 70 ettari, quattro auto, quote societarie del caseificio di famiglia e conti correnti bancari su cui erano depositati circa 50mila euro.

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