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POTENZA – Avrebbero incassato quasi 1.250.000 euro in contributi europei per una serie di investimenti nelle loro aziende agricole. Ma la ditta incaricata di realizzarli, la Primo srls di Chiaromonte, sarebbe stata soltanto una «scatola vuota», con un «unico bene strumentale» a disposizione costituito da «un comune pc portatile di bassa gamma, utile per impieghi tutt’al più domestici». Così i pagamenti effettuati per ricompensare le sue prestazioni, rimaste sulla carta, sarebbero tornati indietro ai committenti. Al netto della tariffa per il servizio reso.


E’ questo lo «schema» scoperto dagli investigatori della Guardia di finanza di Lauria, per cui la procura regionale della Corte dei conti ha emesso, nei giorni scorsi, un invito a dedurre nei confronti di 11 persone e 6 società.
Il pm contabile Giulio Stolfi ha preso di mira, in particolare, i presunti «titolari effettivi» della Primo srls, vale a dire Gennaro Rondinelli, originario di Chiaromonte ma residente a Teana, e Giuseppe Abitante di San Costantino Albanese.


Nei loro confronti le contestazioni evidenziano un possibile danno erariale pari al complesso dei finanziamenti erogati. Ovvero 1.245.891,90 euro. Somma di cui sarebbero chiamati a rispondere in caso di condanna.
Per gli altri imprenditori coinvolti, invece, le cifre restano molto più basse.
Per Silvestro Rondinelli di Calvera, quindi, l’addebito si ferma a 18mila euro. Per Marcello Golia, Isabella e Luca Tufaro di Terranova del Pollino, rispettivamente, a 185.022,86, 114.904,79 e 121.954,04 euro. Per la società agricola Massarella e Rossella Di Salvo di Teana, a 127.658,45 euro. Per la società agricola Vernilos di Terranova, in solido con Giuseppina De Salvo di Chiaromonete, a 131.442,64 euro. Per la società agricola Gensimon, in solido con Simone Di Giorgio, di Francavilla, a 95.759,86. Per Domenico Caputo di San Severino a 188.658,87 euro. Per la società agricola Agripollino, in solido con il Lucio Vitale di Chiaromonete, a 69.555,66 euro. E per Maria Perretta di San Costantino Albanese a 192.871,10 euro.


L’inchiesta delle Fiamme gialle era partita da alcune operazioni segnalate dall’antiriciclaggio, ed è approdata «al disvelamento di un ampio e sostanzioso ordito fraudolento che vedeva coinvolte diverse imprese agricole aventi sede in svariate comuni della Basilicata sud-occidentale, in larga parte all’interno del territorio del Parco del Pollino e zone limitrofe».
«Lo schema frodatorio, sostanzialmente unitario e collaudato – spiega il pm contabile – , prevedeva la presentazione, da parte delle aziende coinvolte, di progetti per ricevere il contributo (o i contributi) comunitari; nel rendicontare 4 l’impiego dei fondi ricevuti, ci si avvaleva poi dei servigi di una società, denominata “Primo srls”, che interveniva a vario titolo nella realizzazione di alcuni fra i lavori da asseverare o nella prestazione di alcuni fra i servizi connessi alla realizzazione del progetto; le prestazioni rese dalla “Primo” spaziavano, apparentemente, nei più vari campi dell’edilizia e della tecnica agricola moderna.

Sennonché, v’era che la “Primo” stessa – come provato dall’indagine – altro non era che una mera scatola societaria, e le sue attività erano del tutto fittizie. Sicché, le prestazioni e i lavori fatturati alle aziende erano completamente falsi, e siffatte operazioni miravano ovviamente ad appropriarsi in modo indebito del contributo: tant’è vero che è stato ricostruito anche come, in diversi casi, la “Primo”, una volta ricevuto il presunto “corrispettivo” delle prestazioni fatturate, provvedesse in vari modi e tramite diverse operazioni (a loro volta schermate tramite interposizioni di persona o con causali fasulle) a restituire il danaro agli imprenditori, detraendone talora un (cospicuo) aggio, con questi concordato, che rappresentava a sua volta, verosimilmente, il margine di lucro dei promotori della frode per la loro iniziativa di intermediazione illecita».


In questo modo, stando a quanto ricostruito dalle Fiamme gialle sarebbero state finanziati: «serre; pozzi; impianti di irrigazione e tartufaie»; e poi «opere di edilizia generale (plurime ristrutturazioni di fabbricati rurali)»; e ancora la «sistemazione di aree per la realizzazione di agriturismi»; e servizi di «consulenza e progettazione». Tutte opere e prestazioni fittizie rese soltanto sulla carta dalla Primo srls, che per rappresentante avrebbe avuto «un prestanome» di cui si sono perse le tracce al confine con la Slovenia nel 2016.
Rondinelli, Abitante e gli altri avranno tempo 45 giorni dalla notifica dell’invito a dedurre per presentare le loro difese alla procura regionale della Corte dei conti. Poi i pm potrebbero spiccare nei loro confronti l’atto di citazione a giudizio vero e proprio.

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