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Il prefetto di Potenza Michele Campanaro

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POTENZA – Il prefetto di Potenza, Michele Campanaro, ha adottato ieri una interdittiva antimafia nei confronti di un istituto di vigilanza privata della provincia di Potenza.

È quanto reso noto in un comunicato diffuso dalla prefettura del capoluogo, spiegando che «l’istituto (non meglio identificato, ndr) risultava iscritto nell’elenco dei fornitori, prestatori di servizi ed esecutori di lavori non soggetti a tentativi di infiltrazione mafiosa (c.d. White list) di questa provincia per l’attività di “guardiania di cantieri”, in quanto titolare di licenza di pubblica sicurezza».

«Il provvedimento interdittivo – ha aggiunto la nota – è stato accompagnato anche da quello di revoca della licenza per l’esercizio dell’attività di vigilanza privata».

«Entrambi i provvedimenti – hanno spiegato ancora dalla prefettura di Potenza – sono stati adottati all’esito delle risultanze di un’articolata attività istruttoria, con un quadro indiziario complessivo da cui è emersa la sussistenza di idonei elementi sintomatici di un pericolo di infiltrazione mafiosa tali da giustificare sia l’adozione del provvedimento di revoca dell’autorizzazione all’esercizio dell’attività di vigilanza privata, che quello stesso di interdittiva antimafia».

«Il delicato settore delle attività di vigilanza privata – è stato il commento del prefetto Campanaro – richiede la massima attenzione nella prevenzione antimafia, per evitare il pericolo di condizionamenti ed infiltrazione della criminalità organizzata a difesa del fondamentale interesse alla tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica».

«Quella firmata – ha aggiunto il prefetto insediatosi agli inizi di novembre in piazza Mario Pagano – è, in particolare, la diciassettesima interdittiva dall’inizio dell’anno, numeri importanti e segno concreto dell’impegno crescente della Prefettura nella prevenzione e nel contrasto ai tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata nel tessuto economico-produttivo locale, reso più fragile in questa fase di crisi economica causata dalla pandemia». 

Contro le interdittive antimafia è sempre possibile proporre ricorso per l’annullamento al Tribunale amministrativo regionale.

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