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Il centro Eni di Viggiano

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POTENZA – Rinviati a giudizio in otto, ma soltanto per alcune delle contestazioni. Con l’accusa più grave, quella di disastro ambientale, che cede il posto, ancora una volta, a quella di disastro “semplice”, per cui sono previste pene più leggere.

È questo il verdetto pronunciato ieri pomeriggio in Tribunale, a Potenza, nel processo “bis” sulla perdita di almeno 400 tonnellate greggio dal Centro olio dell’Eni di Viggiano, venuta alla luce, in maniera del tutto provvidenziale, a gennaio del 2017. Poco prima che la contaminazione si espandesse verso l’invaso di acqua potabile del Pertusillo, due chilometri più a valle.

Il prossimo 27 giugno di fronte al collegio del Tribunale, presieduto da Rosario Basilicata, dovranno comparire, quindi, l’ex responsabile del Distretto meridionale dell’Eni di Viggiano, Ruggero Gheller, e l’ex “operation manager” Eni di stanza in Basilicata, Andrea Palma. Ma anche i membri del Comitato tecnico regionale “Grandi rischi” che nel 2014 non presero provvedimenti sui serbatoi responsabili della perdita di greggio scoperta 3 anni più tardi. Vale a dire: Antonio Tuzzolo, Mario Carmelo De Bona e Saverio Laurenza, dei vigili del fuoco; la funzionaria dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente Mariella Divietri; un dirigente dell’Istituto nazionale assicurazione e infortuni sul lavoro, Giovambattista Vaccaro; e l’architetto del Comune di Viggiano Antonella Amelina.

Nei confronti di questi ultimi, in realtà, il gup ha dichiarato prescritto un capo d’imputazione per abuso d’ufficio, ma ne restano in piedi altri 2: uno per concorso colposo nel disastro, e un altro per falso dal momento che nel 2013, durante della revisione del rapporto di sicurezza del Centro olio, avevano dato della pericolosità dei serbatoi. Per questo avevano prescritto ad Eni «una maggiore frequenza nei controlli sui serbatoi e di valutare l’ipotesi di dotare gli stessi di doppi fondi». A distanza di un anno però, avrebbero attestato l’ottemperanza di quelle prescrizioni da parte della compagnia sebbene fossero state «apertamente e dichiaratamente disattese dalla compagnia». Quando Eni si dichiarò indisponibile a effettuare ispezioni quinquennali all’interno degli stessi per verificarne i livelli di corrosione.

Di fronte al medesimo collegio del Tribunale di Potenza è già pendente un primo processo per i medesimi fatti a carico del successore di Gheller, Enrico Trovato.

Nei confronti di quest’ultimo resta contestata l’ipotesi più grave di disastro ambientale dal momento che sarebbe stato alla guida del dipartimento aziendale dell’Eni di Viggiano dopo l’introduzione della nuova norma. A differenza di Gheller e Palma.

La prossima udienza per Trovato è prevista il 4 marzo ed è probabile che in quella sede venga disposta una riunione dei due processi.

La decisione di ieri del gup è stata commentata favorevolmente dal presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, e dal presidente di Legambiente Basilicata, Antonio Lanorte, ricordando l’esposto presentato nel 2017 su quanto accaduto a Viggiano.

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