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Il tribunale del Riesame di Potenza smonta l’inchiesta sulla Malapolitica lucana: Annullate misure cautelari per Spera, Cupparo e Di Lascio

POTENZA – Il Tribunale del riesame ha annullato le misure cautelari in essere, nell’ambito dell’inchiesta sulla “mala politica lucana”, nei confronti del direttore generale del San Carlo, Giuseppe Spera, dell’ex assessore nonché consigliere regionale dimissionario, Franco Cupparo, e dell’ex sindaca di Lagonegro, Maria Di Lascio.

Il collegio presieduto da Aldo Gubitosi ha anche respinto la richiesta di aggravamento delle misure cautelari nei confronti degli stessi Spera, Cupparo e Di Lascio, più il consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Rocco Leone.
Il verdetto è arrivato ieri sera, con quasi due giorni di anticipo rispetto al termine previsto per il deposito della decisione.

MALAPOLITICA LUCANA, IL RIESAME SMONTA L’INCHIESTA: LE SCINTILLE DURANTE L’UDIENZA

Poche ore prima si era conclusa l’udienza sul ricorso presentato dai legali di Spera. Gli avvocati Savino Murro e Maurizio Spera avevano evidenziato, tra l’altro, l’assenza all’interno del fascicolo messo a disposizione del gip che ha emesso le misure cautelari, Antonello Amodeo, e poi delle difese, delle trascrizioni integrali di una serie di intercettazioni. Buona parte di quelle citate nelle informative di polizia e carabinieri ai pm, e in seguito trasfuse nella richiesta e nell’ordinanza di misure cautelari.

Per Spera è caduta la sospensione dai pubblici uffici e oggi stesso potrà tornare al lavoro al San Carlo.

Revocati gli arresti domiciliari, invece, per Di Lascio, assistita dagli avvocati Alessandro Singetta e Giuseppe Sabella, che poco prima si era vista sciogliere la “sua” amministrazione comunale. Mentre per Cupparo, difeso da Pasquale Ciancia ed Enzo Bonafine, viene meno il divieto di dimora a Potenza.
Oggi stesso istanze per la revoca delle restanti misure cautelari in essere potrebbero essere presentate dal difensore di Leone, Nuccio Labriola. Il legale punta a ottenere la revoca del divieto di dimora nel capoluogo per permettere al suo assistito di tornare in Consiglio regionale. Come pure dall’avvocato Sergio Lapenna nell’interesse dell’ex capogruppo di Forza Italia all’interno del parlamentino lucano, Francesco Piro, agli arresti domiciliari e a sua volta dimissionario, benché la surroga con i primi dei non eletti non sia stata ancora formalizzata.

MALAPOLITICA LUCANA, IL RIESAME SMONTA L’INCHIESTA MA SI ATTENDONO LE MOTIVAZIONI

Le motivazioni alla base delle decisioni del Riesame saranno depositate nei prossimi giorni. Ma è chiaro che per l’inchiesta coordinata dal pm Vincenzo Montemurro e dal procuratore Francesco Curcio si tratta di una battuta d’arresto importante.

Le prime crepe nell’impianto dell’accusa erano emerse già in seguito agli interrogatori di garanzia dei destinatari delle misure cautelari eseguite il 7 ottobre. All’epoca il gip Amodeo aveva attenuato le misure cautelari in questione nei confronti di tutti tranne Di Lascio. Ma si era anche raccomandato con i pm perché rivalutassero, «anche in senso favorevole all’indagato», gli elementi raccolti, in particolare rispetto alla posizione di Spera.

I TRE FILONI DI INDAGINE SOTTOPOSTI AL GIP DALLA PROCURA

La procura di Potenza aveva sottoposto al gip, che ha emesso le misure cautelari, tre distinti filoni d’indagine.

Il primo aveva preso di mira il progetto del nuovo polo ospedaliero di Lagonegro, mai sorto, per il quale l’iniziale investimento da 70 milioni sarebbe lievitato a quasi 90. Il secondo, i pacchetti di voti “scambiati” in occasione delle elezioni comunali vinte da Di Lascio a Lagonegro, nel 2019, con promesse di trasferimenti, nomine, promozioni, affidamenti di servizi pubblici, favoritismi. Il terzo, infine, l’esistenza di una corsia preferenziale per i “vip” e gli amici dei “vip” della politica regionale della Basilicata per l’accesso ai tamponi diagnostici del covid 19 durante le prime terribili settimane della pandemia. Per quest’ultimo, però, non sono state disposte misure cautelari.

A far partire le indagini del nucleo investigativo dei carabinieri di Potenza la denuncia, a novembre 2019, dell’allora direttore generale del San Carlo, Massimo Barresi. Barresi ha riferito di aver ricevuto pressioni indebite dall’allora assessore alla Sanità, Rocco Leone, e in seguito ha preso di mira anche il suo successore, Spera.

In parallelo avevano avviato degli accertamenti anche gli agenti della sezione “colletti bianchi” della squadra mobile di Potenza. Questi proprio nel 2019 si erano messi sulle tracce dell’allora segretario del governatore Bardi, Mario Araneo.

BARRESI E ARANEO PRINCIPALI TESTIMONI D’ACCUSA

Col passare del tempo Barresi e Araneo sarebbero diventati i principali testimoni dell’accusa. Riferendo agli inquirenti, in particolare il secondo, dell’esistenza in Regione di «compagine» interna all’amministrazione regionale che «quotidianamente offendeva la reputazione e la professionalità» del suo “protetto” Barresi. Offese che sarebbero state orientate alla sua destituzione in quanto per «le mancate adesioni (…) alle continue richieste di sistemazione di amici che provenivano dagli assessori e/o richieste inerenti la regolamentazione dei cospicui interessi sottesi alla realizzazione del nuovo ospedale di Lagonegro secondo il volere degli stessi assessori».

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